Comitato Cittadino Spontaneo di Rende in risposta alle dichiarazioni del Rettore Leone

Anna Franchino

“Il 10 ottobre u.s., abbiamo appreso una dichiarazione del Magnifico Rettore dell’Unical, prof. Nicola Leone, che così recita: ”La Città Unica porterà molti vantaggi per gli studenti dell’ateneo in vari settori e Cosenza si avvicinerà ulteriormente all’Unical. Tra l’altro ritengo ci sia già di fatto una Città Unica che adesso lo diventerà dal punto di vista amministrativo”. Siamo rimasti attoniti ed amareggiati. Noi rispettiamo il Prof. Leone per la carica e per la persona: egli ha ereditato l’Unical bella e fatta dai suoi predecessori, ma gli riconosciamo di aver aggiunto all’opera la facoltà di medicina e, forse, anche il nuovo ospedale Hub della nostra provincia, obiettivi che abbiamo perseguito da una vita, ingaggiando cruente battaglie politiche. – così in una nota il  Comitato Cittadino Spontaneo di Rende – Ma pensiamo che il prof. Leone, che ricopre una carica che deve essere interpretata con assoluta imparzialità, non debba prendere posizioni su delicatissime questioni politico-istituzionali e debba portare rispetto per la Comunità Rendese, che ospita l’Ateneo che egli guida e che, per accoglierlo, ha fatto e continua a fare grandi sacrifici finanziari e personali dei suoi cittadini.Rende, infatti, ha destinato e sacrificato all’Ateneo una parte importante del suo territorio, in assoluta tranquillità, e continua da decenni a sostenere con le sue risorse di bilancio le spese dei servizi generali assicurati all’Unical, ricevendo dallo Stato modesti trasferimenti rapportati a 35000 abitanti, mentre ne continua a servire circa 80000. In altri termini, l’Unical è sempre stata vista dallo Stato, dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune capoluogo come una sorta di scuola dell’obbligo a totale carico del comune che la ospita per i servizi.La dichiarazione del Prof. Leone, dunque, può essere benevolmente definita una vera e propria scortesia istituzionale, che diventa pesante allorché si constata che oggi Rende non è rappresentata né da un Sindaco, né da una Giunta, né da un Consiglio Comunale, ma da una terna di Commissari Prefettizi che sul punto osservano un assordante silenzio, confondendo una forzosa rappresentatività in una doverosa imparzialità, alla quale, invece, si ripete, il prof. Leone si sarebbe dovuto attenere.Ma se formalmente l’intervento del prof. Leone è censurabile per le ragioni sopra illustrate, nella sostanza esso è banale, superficiale ed estemporaneo, quasi a voler dire: “dovevo farlo”.In primo luogo, non si può liquidare con una frasetta la storia, le tradizioni ed i sentimenti di una Comunità, oggi composta da migliaia di cittadini (l’Atene arcaica del quinto A.C. contava meno di 30000 abitanti), esistente dal 1200 A.C. In secondo luogo, il Prof. Leone non se ne può uscire con la banalità, ripetuta ossessivamente da mediocri politici, che la Città Unica già esiste, omettendo che esiste perché i rendesi hanno costruito la Nuova Rende. In terzo luogo, non è dato sapere in base a quali studi, programmi, progetti e sperimentazioni la Città Unica porterebbe vantaggi agli studenti universitari in vari settori. Meraviglia assai che uno scienziato possa fare tante impegnative affermazioni con così naturale superficialità. Quanto alla certezza del prof. Leone in virtù della quale Cosenza si avvicinerebbe ancor di più all’Unical, dobbiamo dedurre che Egli fa riferimento alla solidarietà che Rende e Castrolibero darebbero alla città Capoluogo, poiché i rendesi e i castroliberesi, con la istituzione della Città Unica, contribuirebbero a risanare l’enorme debito del comune di Cosenza con il versamento di una somma di almeno 3000 € pro-capite. Siamo portati a pensare, infatti, che il concetto di vicinanza non è riferito certamente dal prof. Leone al settore dei trasporti, poiché i promotori della Città Unica sono gli stessi che si sono resi protagonisti del fallimento della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical, con la perdita di ben 160 mln di Euro.Quando ci si avventura in “terra incognita”, bisogna stare molto attenti; spesso l’abbaglio di nuovi importanti ruoli, magari ritenuti comodi mentre, in realtà, sono scomodissimi, può far commettere elementari errori.”

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