Omicidio Speranza, cinque arresti della Dia per il cold case

Redazione

La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha ricostruito le fasi dell’omicidio di  Massimo Speranza  avvenuto nel settembre del 2001. Il Brasiliano, così era noto, sarebbe stato attirato in una trappola e ucciso a colpi d’arma da fuoco. Il cadavere non fu mai ritrovato. Cinque persone sono state arrestate al termine delle indagini coordinate dalla Procura Distrettuale. La Dia ha chiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro.

Le misure cautelari giungono all’esito degli approfondimenti investigativi, indagini basate sulle analisi e i riscontri di dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di ricostruire le diverse fasi dell’omicidio e delineare i ruoli rivestiti dai presunti responsabili, dai mandanti agli esecutori dell’omicidio, commesso con le modalità tipiche della “lupara bianca”.

Speranza, 21 anni all’epoca dell’omicidio, è scomparso l’11 settembre del 2001 senza lasciare alcuna traccia. Secondo gli inquirenti sarebbe stato ucciso nel contesto mafioso riconducibile alla cosca degli Zingari di Cosenza con l’avallo dell’articolazione ‘ndranghetistica degli zingari di Cassano allo Ionio, in quanto la vittima, pur abitando in via Popilia a Cosenza, zona caratterizzata da una forte presenza Rom, era ritenuto dalle forze dell’ordine molto vicino al clan contrapposto degli “italiani” e sospettato di aver divulgato informazioni riservate riguardanti il gruppo Rom.

I presunti responsabili dell’omicidio avrebbero condotto Speranza  da Cosenza nella zona di Cassano allo Ionio, per valutare una partita di stupefacente. Partiti da Cosenza sarebbero andati a San Demetrio Corone, dove si sarebbe svolto l’omicidio. Gli esecutori dell’omicidio avrebbero poi occultato il cadavere.

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