La notizia della morte di Papa Francesco irrompe nella tiepida e assonnata mattina di festa. La Calabria incredula cerca conferme. L’Angelo della morte all’improvviso ha portato tristezza in una terra che Papa Francesco, attento alle periferie del mondo, ha fatto sentire meno sola. Un’attenzione cominciata all’indomani della sua elezione. Era il 26 gennaio 2014 quando affacciandosi per la recita dell’Angelus in una piazza San Pietro gremita ricordò il piccolo Coco’ Campolongo, il bimbo di tre anni, ucciso e bruciato a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, insieme al nonno e alla compagna. Il pontefice disse: “voglio ricordare Coco’ Campolongo”. “È con Gesù – aggiunse- chi lo ha ucciso si converta”. Parole a cui fece seguito il viaggio nella nostra regione Il 21 giugno 2014, prima la visita in carcere a Castrovillari, poi la messa a Sibari, sulla spianata 250mila persone. Da quell’altare all’aperto la scomunica ai mafiosi : “la ‘ndrangheta – affermo’ – è disprezzo del bene comune”. Ai giovani affido’ un compito, l’esortazione: “Non fatevi rubare la speranza”. Nell’ultimo mese di ricovero al Gemelli anche in Calabria si è pregato per lui. Affacciandosi dal balcone, prima di lasciare l’ospedale, il Papa si è rivolto a Carmelina Mancuso, originaria di Monterosso Calabro: “vedo una signora con i fiori gialli, brava”. Carmelina, 78 anni di professione ha fatto l’insegnante, ha sempre partecipato alle udienze e celebrazioni pubbliche del Papa manifestandogli affetto con il saluto e l’immancabile mazzo di fiori. Sconosciuta ai più, ma nota al Pontefice che una volta- si racconta- vedendola senza il consueto dono le ha chiesto: “Carmelina, e i fiori?” Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto lo ha definito “Pastore degli ultimi, uomo d’immensa umanità” Un legame quello della Calabria con Papa Francesco che abiterà la storia.
Papa Francesco ed il legame con la Calabria
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