Trame: gli interessi delle mafie nell’agroalimentare

Anna Franchino


Con gli appuntamenti “Mafia alla carbonara” e “Chef Rubio, di lotta e di cucina”, la terza giornata di Trame.9 ha rivolto l’attenzione sugli intrecci e gli interessi delle mafie nel settore dell’agroalimentare. Ne hanno parlato con il giornalista Gioacchino Bonsignore, Filippo Cogliandro, chef calabrese, e Giancarlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, nonché autore del libro, scritto insieme a Stefano Masini, “C’è del marcio nel piatto. Come difendersi dai draghi del Made in Italy che avvelenano la tavola”. L’Osservatorio, nato su iniziativa della Coldiretti, opera per la tutela del Made in Italy agroalimentare e si occupa di monitorare la penetrazione della criminalità organizzata in questo mercato. I risultati sono allarmanti: “La mafia dopo tanti anni è tornata alla terra, – ha dichiarato Caselli – ma in modo molto più raffinato e penetrante. Le agromafie hanno oggi un potere molto vasto. Sono una mafia liquida che tende ad inserirsi, riuscendoci, in tutti i segmenti della filiera agroalimentare. Dal campo, al mercato, dalla tavola alla ristorazione. Non risparmiano nulla, neppure il biologico. Si tratta di un business di circa 24,4 miliardi di euro, con un incremento annuale preoccupante”. Chef Rubio ha parlato del suo impegno per la sensibilizzazione ai pregiudizi razziali e del suo impegno come produttore del corto Elias, per dimostrare di non essere un “uomo da un solo sapore”. In Elias, infatti, si narra la storia di un bambino rom e di un cane, in cui il pregiudizio viene sconfitto dall’amicizia. Pregiudizio che Chef Rubio combatte ogni giorno con le sue campagne sui social e che l’ha portato spesso a discussioni molto accese con il vice-premier Salvini: «Chi sceglie di votare Lega – ha commentato lo chef – sceglie sicuramente la via più facile per continuare a fare ciò che di poco lecito c’è in tutto lo stivale. Non sono io a dirlo, ma si sa che la Lega nasce per tutelare chi negli anni ’80 voleva evadere il fisco e fare del nero; per questo coloro che scelgono Lega rappresentano dei potenziali problemi per gli onesti cittadini”. Si è parlato del partito di Salvini anche nell’incontro dedicato a “Il libro nero della Lega” dei giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine. “È un’inchiesta giornalistica sul lato oscuro della Lega, – ha detto Tizian – cioè quello che i cittadini non troveranno mai in un talk show o sui media mainstream. È il lato B di un partito che è diventato partito di governo in pochissimo tempo. Oltre di che fine hanno fatto i famosi 49 milioni della truffa di Bossi e Belsito che la Lega deve restituire agli italiani, il libro parla degli impresentabili al sud e delle relazioni pericolose con i clan e in particolare con i clan della ‘ndrangheta. L’ultima parte è dedicata ai rapporti internazionali della Lega, soprattutto con il Vaticano, gli Stati Uniti e a una trattativa, che abbiamo documentato, per farsi finanziare con soldi russi”. Giancarlo Caselli è stato anche protagonista dell’incontro dedicato a Giovanni Falcone insieme a Giovanna Torre ed Enzo Ciconte, curatori del libro “L’uomo, il giudice, il testimone”. “Falcone – ha detto Caselli – è stato un uomo di grande coraggio, una figura complessa con alti e bassi. Molto amato adesso, dopo morto, ma isolato in vita, sia nel palazzo di giustizia, sia nella magistratura dell’epoca». Tra mafia (vera) e antimafia (finta) si é parlato anche del caso di Antonello Montante, già presidente di Confindustria Sicilia e vicepresidente nazionale con delega alla legalità dell’associazione degli industriali italiani. di cui si parla Attilio Bolzoni nel libro “Il padrino dell’antimafia”. Una “cronaca italiana sul potere infetto” che Bolzoni ha presentato insieme al giornalista Paolo Mondani. Nel corso del focus migranti, con i due sociologi Marco Omizzolo e Andrea Membretti e il giornalista Francesco D’Ayala, si è parlato delle diverse tipologie di migrazioni in Italia, quella dei regolari che hanno ripopolato le aree interne dove nessuno voleva fare i lavori più pesanti e l’altra, più recente dei rifugiati. Sulla riedizione di un grande best seller degli anni ’70, “Il sasso in bocca” di Michele Pantaleone, caposaldo della letteratura mafiosa, si è discusso con Lillo Garlisi, Nuccio Iovene e Gaetano Savatteri. “Cultura sotto chiave. Lasciate ogni speranza o voi che entrate” è stata la terza video-inchiesta ad andare in onda a Trame.9, tra quelle realizzata dai corsisti del progetto Visioni Civiche di Fondazione Trame e Associazione Antiracket Lamezia. Il video realizzato da Asmara Bassetti, Anna Colistra, Martina Falvo, Chiara Molinaro, Bernadette Serratore e Giulia Vesci, con Pablo Petrasso come tutor, spiega i motivi e le mille contraddizioni delle istituzioni che determinano di fatto la chiusura al pubblico di quasi tutti i più importanti beni culturali di Lamezia: dal Castello Normanno-Svevo agli scavi dell’antica città di Terina, dall’Abbazia benedettina al Bastione di Malta. Il sipario sulla terza giornata di Trame.9 é calato con un’opera amara e commovente andata in scena nel cortile del Chiostro “Volevo solo fare il giornalista in Calabria. Storia di Alessandro Bozzo”, con Salvo Piparo, tratto dal libro di Lucio Luca “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”, reading sulla tragica storia del giornalista calabrese morto suicida nel 2013. Le parole che Alessandro Bozzo aveva consegnato ai suoi diari riprendono vita attraverso una narrazione intensa e toccante.

©2023 TELEUROPA SRL – Tutti i diritti riservati

©2023 TELEUROPA SRL– Tutti i diritti riservati