Dopo le dimissioni di Sergio Diego, che reggeva le sorti dell’Azienda sanitaria cosentina, sono arrivate anche le dimissioni di Amalia De Luca, che reggeva, invece, l’Asp di Catanzaro. Entro il 20 agosto avrebbero dovuto presentare i bilanci. Certificando, altra via non c’è, che esistono deficit di decine e decine di milioni di euro. E le aziende ospedaliere? Peggio che andar di notte: su 9, solo due direttori, a Cosenza e a Catanzaro, hanno finora accettato l’incarico. Insomma, la sanità calabrese, che finora era senza braccia operative, adesso sembra anche aver perso le “teste”. Si naviga a vista. Si va allo sbando. E si registrano casi emblematici, come la chiusura dei punti nascita a Soverato e a Cetraro. In quest’ultimo caso è stato annunciato che serviranno, per riaprirlo, 2 milioni di euro (che non ci sono) e quasi un anno e mezzo di lavori. E anche il tempo diventa un fattore critico. E, tanto per condire bene questa insalata di crisi, assenze, carenza di personale e strutture fatiscenti, aggiungiamo anche il caso ultimo del reparto di odontostomatologia dell’ospedale di Lamezia Terme, dove l’ambulatorio è bloccato da 8 giorni: manca l’unica infermiera che era rimasta in servizio. Chi ci salverà? Forse la sanità del Veneto. Il governatore Zaia ha accolto un appello che gli è arrivato dal Ministro Grillo.
La nostra sanità in mani venete?
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