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Un’organizzazione dedita ad una serie di reati fra cui, principalmente, la coltivazione di numerose piantagioni di marijuana disseminate nelle campagne di Gioiosa Jonica, Grotteria e Martone, nonché il relativo traffico di droga, è stata sgominata dai carabinieri. I militari del Ros, del Gruppo di Locri e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e notificato 4 obblighi di dimora nel comune di residenza emesse dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda diretta da Giovanni Bombardieri. Gli indagati, ritenuti contigui alla cosca Ursino operante a Gioiosa Ionica sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, estorsione aggravata dall’appartenenza ad associazione mafiosa. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato oltre 5 mila piante di marijuana, due quintali di stupefacente e migliaia di semi pronti ad essere interrati. Gli arrestati nell’operazione, denominata “Green Day”, sono Luca Benci, di 33 anni, Giorgio Violi (43), Salvatore Sainato (62) e Vincenzo Sainato (38) mentre l’obbligo di dimora è stato notificato a Cosimo Ursino (34), Vincenzo Lombardo (33), Domenico Jentile (38) e Massimiliano De Masi (36), tutti residenti nel comprensorio di Gioiosa Ionica. Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Simona Ferraiuolo e Francesco Tedesco, sono state condotte con attività di intercettazione, oltre a numerosi servizi di osservazione e pedinamento. Importanti per le indagini sono risultate anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno avvalorato le investigazioni degli inquirenti. Secondo gli investigatori, gli indagati, avvalendosi della forza intimidatrice dell’organizzazione mafiosa, producevano e commerciavano sostanza stupefacente, assicurando così alla cosca di riferimento un ingente flusso di denaro in grado di rimpinguare il patrimonio e agevolare il controllo del territorio. Dalle indagini è emerso anche un caso di estorsione. In particolare, uno degli indagati, Cosimo Ursino, figlio del capocosca, avrebbe messo in atto un’estorsione aggravata con le modalità di tipo mafioso nei confronti dei gestori di alcuni impianti di intrattenimento giunti a Gioiosa Ionica in occasione della festa patronale di San Rocco, imponendo la consegna sia di denaro per lo stazionamento delle giostre e sia la consegna di numerosi biglietti per l’importo di diverse migliaia di euro.
Un’organizzazione dedita ad una serie di reati fra cui, principalmente, la coltivazione di numerose piantagioni di marijuana disseminate nelle campagne di Gioiosa Jonica, Grotteria e Martone, nonché il relativo traffico di droga, è stata sgominata dai carabinieri. I militari del Ros, del Gruppo di Locri e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere e notificato 4 obblighi di dimora nel comune di residenza emesse dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda diretta da Giovanni Bombardieri. Gli indagati, ritenuti contigui alla cosca Ursino operante a Gioiosa Ionica sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, estorsione aggravata dall’appartenenza ad associazione mafiosa. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato oltre 5 mila piante di marijuana, due quintali di stupefacente e migliaia di semi pronti ad essere interrati. Gli arrestati nell’operazione, denominata “Green Day”, sono Luca Benci, di 33 anni, Giorgio Violi (43), Salvatore Sainato (62) e Vincenzo Sainato (38) mentre l’obbligo di dimora è stato notificato a Cosimo Ursino (34), Vincenzo Lombardo (33), Domenico Jentile (38) e Massimiliano De Masi (36), tutti residenti nel comprensorio di Gioiosa Ionica. Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Simona Ferraiuolo e Francesco Tedesco, sono state condotte con attività di intercettazione, oltre a numerosi servizi di osservazione e pedinamento. Importanti per le indagini sono risultate anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno avvalorato le investigazioni degli inquirenti. Secondo gli investigatori, gli indagati, avvalendosi della forza intimidatrice dell’organizzazione mafiosa, producevano e commerciavano sostanza stupefacente, assicurando così alla cosca di riferimento un ingente flusso di denaro in grado di rimpinguare il patrimonio e agevolare il controllo del territorio. Dalle indagini è emerso anche un caso di estorsione. In particolare, uno degli indagati, Cosimo Ursino, figlio del capocosca, avrebbe messo in atto un’estorsione aggravata con le modalità di tipo mafioso nei confronti dei gestori di alcuni impianti di intrattenimento giunti a Gioiosa Ionica in occasione della festa patronale di San Rocco, imponendo la consegna sia di denaro per lo stazionamento delle giostre e sia la consegna di numerosi biglietti per l’importo di diverse migliaia di euro.