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Si erano intrufolate tra i portatori della statua della Madonna di Polsi, venendo sorpresi e allontanati dai carabinieri lo scorso 2 settembre, in occasione dei festeggiamenti. Due di loro, secondo quanto é emerso dalle indagini, erano il figlio ed il nipote di un uomo arrestato nell’operazione “Crimine”, ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta di Bagnara. I Carabinieri della Compagnia di Bianco hanno notificato il foglio di via obbligatorio a quattro persone originarie di Bagnara Calabra che si erano intrufolate tra i portatori della statua, venendo sorpresi e allontanati. Anche quest’anno, come di consueto, la confraternita di Bagnara Calabra si era offerta di portare la statua mariana, fornendo un elenco dei portatori al Rettore del Santuario, don Tonino Saraco. Il giorno della processione si erano però presentati numerosi portatori non inseriti nell’elenco, tra cui il figlio ed il nipote del presunto boss. Le quattro persone destinatarie dei fogli di via, sulla base del provvedimento, non potranno presentarsi per tre anni a San Luca. All’indomani dell’intervento dei carabinieri, il rettore del Santuario di Polsi, don Tonino Saraco, anche a nome del Vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, aveva ringraziato l’Arma per “il tempestivo intervento effettuato dai militari”. Don Tonino aveva anche affermato di sentirsi “offeso dalla presenza, tra i portatori, di persone estranee all’elenco ricevuto”, esprimendo “la volontà di dettare, in futuro, nuove disposizioni sulla figura del portatore, che deve essere persona moralmente integra e di comprovata fede”. Il Santuario di Polsi era stato al centro qualche anno fa di particolari attenzioni investigative per il significato simbolico che alcuni appartenenti alla ‘ndrangheta gli attribuiscono. L’indagine “Crimine”, in particolare, condotta dai carabinieri, ha dimostrato che in occasione di alcuni festeggiamenti della Madonna della Montagna il santuario diveniva meta di numerosi appartenenti alla criminalità organizzata, dei quali sono stati documentati anche i riti di affiliazione. “L’intervento dei carabinieri – é detto in una nota stampa dell’Arma – si inquadra nel desiderio, anche a riprova di quanto dichiarato dal Vescovo Oliva proprio in occasione dell’omelia tenuta a Polsi lo scorso 2 settembre, di ricordare il Santuario come luogo di fede, grazia e devozione, allontanando da esso ogni altro significato profano, strumentale e criminale, non compatibile con i valori cristiani”.
Si erano intrufolate tra i portatori della statua della Madonna di Polsi, venendo sorpresi e allontanati dai carabinieri lo scorso 2 settembre, in occasione dei festeggiamenti. Due di loro, secondo quanto é emerso dalle indagini, erano il figlio ed il nipote di un uomo arrestato nell’operazione “Crimine”, ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta di Bagnara. I Carabinieri della Compagnia di Bianco hanno notificato il foglio di via obbligatorio a quattro persone originarie di Bagnara Calabra che si erano intrufolate tra i portatori della statua, venendo sorpresi e allontanati. Anche quest’anno, come di consueto, la confraternita di Bagnara Calabra si era offerta di portare la statua mariana, fornendo un elenco dei portatori al Rettore del Santuario, don Tonino Saraco. Il giorno della processione si erano però presentati numerosi portatori non inseriti nell’elenco, tra cui il figlio ed il nipote del presunto boss. Le quattro persone destinatarie dei fogli di via, sulla base del provvedimento, non potranno presentarsi per tre anni a San Luca. All’indomani dell’intervento dei carabinieri, il rettore del Santuario di Polsi, don Tonino Saraco, anche a nome del Vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, aveva ringraziato l’Arma per “il tempestivo intervento effettuato dai militari”. Don Tonino aveva anche affermato di sentirsi “offeso dalla presenza, tra i portatori, di persone estranee all’elenco ricevuto”, esprimendo “la volontà di dettare, in futuro, nuove disposizioni sulla figura del portatore, che deve essere persona moralmente integra e di comprovata fede”. Il Santuario di Polsi era stato al centro qualche anno fa di particolari attenzioni investigative per il significato simbolico che alcuni appartenenti alla ‘ndrangheta gli attribuiscono. L’indagine “Crimine”, in particolare, condotta dai carabinieri, ha dimostrato che in occasione di alcuni festeggiamenti della Madonna della Montagna il santuario diveniva meta di numerosi appartenenti alla criminalità organizzata, dei quali sono stati documentati anche i riti di affiliazione. “L’intervento dei carabinieri – é detto in una nota stampa dell’Arma – si inquadra nel desiderio, anche a riprova di quanto dichiarato dal Vescovo Oliva proprio in occasione dell’omelia tenuta a Polsi lo scorso 2 settembre, di ricordare il Santuario come luogo di fede, grazia e devozione, allontanando da esso ogni altro significato profano, strumentale e criminale, non compatibile con i valori cristiani”.