Fondazione Premio Sila con Ritanna Armeni, per parlare di “Mara. Una donna del Novecento”

Anna Franchino

Torna Ritanna Armeni a Cosenza, torna fra amici, invitata dalla Fondazione Premio Sila, questa volta in veste di scrittrice e non di moderatrice, come in occasione delle ultime tre edizioni del Premio. Torna per parlare di un libro importante, per lei, per noi, per la memoria storica del nostro paese, per ricostruire il cammino dell’emancipazione femminile in Italia, quel cammino che ha attraversato (anche) il ventennio fascista. Perché Mara, protagonista del libro, è una donna del Novecento, come recita il titolo per esteso e con il ventesimo secolo fa i conti: con le sue contraddizioni e i grandi cambiamenti, ma soprattutto con l’orrore della (seconda) guerra mondiale voluta, determinata, portata dai regimi dell’estrema destra europea e dalle ideologie oscene di nazismo e fascismo. Nel fascismo Mara nasce (classe 1920), col fascismo cresce, fino a ritrovarsi quasi donna, tredicenne, nel bel mezzo del ventennio, in quel 1933 che vede consolidarsi l’intesa fra l’Italia e Mussolini, mentre Hitler è già diventato cancelliere del Reich. Mara è fascista, come tutti, è fascista perché il sabato si indossa la divisa inamidata e si corre tutti insieme, ed è eccitante, liberatorio. È fascista perché così fan tutti e nell’orizzonte egoista dell’italiano medio non c’è ancora un motivo per non esserlo. È fascista perché crede che il regime possa garantirle di realizzare i suoi sogni, che sono sogni di un’adolescente “moderna”, sogni di emancipazione, di lavoro e indipendenza. Ma il regime è subdolo e mentre celebra le donne come perno della società, relega quel perno in un luogo angusto, soffocante: la casa, la famiglia, la maternità. Come molte donne del Novecento, Mara si piega ma non si arrende, si cala nella figura di donna che il regime vuole vedere, ma conserva i suoi sogni di ragazza e li coltiva grazie alla letteratura, al cinema, alle favole moderne che raccontano le storie delle donne italiane più celebri e intraprendenti, come Ondina Valla, la velocista medaglia d’oro a Berlino nel 1936.  Poi la disillusione, il dubbio che niente andrà come si era pensato, il vacillare delle certezze da bambina, la consapevolezza atroce che il proprio futuro cammina a braccetto col futuro del mondo e che il mondo non se la passa così bene. La storia di Mara è la storia degli italiani che nel fascismo hanno vissuto la propria parabola umana: storie a volte ordinarie, a volte sorprendenti, spesso anonime, mai uguali le une con le altre. Mara vive e prova a vivere come desidera; come tutti, come tutte, aggrappata ai suoi sogni, come a una boa in mezzo al mare in tempesta.

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