“In queste ultime ore ci si sta preoccupando per i rientri da monitorare e gestire nella massima sicurezza è chiaro, ma nessuno o quasi si chiede perché ci siano così tanti, diverse migliaia, nostri corregionali lontano dalla Calabria”. Lo scrive la Cisal Calabria che in una nota rileva quanto sia “impossibile dimenticare le immagini di giovani e non che hanno affollato ed affollano ancora adesso stazioni, aeroporti e autostrade per rientrare nella nostra regione dopo lo stop a scuole, università e aziende. Impossibile non ascoltare gli appelli di chi non lo ha potuto fare prima per i blocchi imposti dai Dpcm, o, cosa ancora più preoccupante, perché non aveva la possibilità economica per farlo ed oggi si ritrova in una situazione di assoluta indigenza. Impossibile non chiedersi quanto difficile sia stato per loro abbandonare tutto per un futuro migliore”. A parere del sindacato, la Calabria “continua a perdere migliaia di persone, più di 300mila dal 2002 ad oggi, di cui più della metà sono giovani laureati, costretti ad emigrare al centro-nord in cerca di un lavoro. Quel lavoro che la nostra regione non riusciva e non riuscirà a garantire a maggior ragione dopo questa terribile emergenza se le istituzioni regionali e nazionali, insieme alle parti sociali e datoriali, non si siederanno, in maniera prioritaria, attorno ad un tavolo per strutturare insieme una nuova ‘via del lavoro’, attingendo a risorse ordinarie e straordinarie, così da dare un’alternativa a chi altrimenti tra qualche settimana sarà costretto nuovamente a ripercorrere la strada al contrario lontano dalla propria terra e dagli affetti”.
Fase 2, Cisal: “preoccuparsi del perché in tanti fuori Calabria”
424