Usura a Torino, c’è lo zampino della ‘ndrangheta

Anna Franchino

Prestavano denaro e poi chiedevano tassi di interesse pari al 94%. I carabinieri del comando provinciale di Torino hanno eseguito 17 misure cautelari in carcere per soggetti accusati di concorso in usura, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacente, porto abusivo d’arma da fuoco, riciclaggio e traffico internazionale di autovetture rubate. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Ivrea, sono nate dopo il suicidio di una vittima che non riusciva a pagare i debiti. Due gli usurai identificati, insieme ad altri complici per lo spaccio di cocaina nella zona di Settimo Torinese, alcuni dei quali contigui a esponenti di una locale di ‘ndrangheta. Tra le ricostruzioni dei militari anche episodi di ricettazione e riciclaggio di auto di lusso destinate a Paesi esteri. Una maxi inchiesta che ancora una volta conferma quanto sia radicata in tutto il territorio nazionale la ‘ndrangheta con ramificazioni soprattutto nel Nord Italia dove nella morsa dell’usura e del malaffare finiscono imprenditori importanti costretti a cedere il controllo delle loro aziende.

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