Operazione “Farmabusiness”, Gratteri: “Tallini aiutava cosche per autorizzazioni in cambio di voti”

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Parlavano delle loro strategie, e in particolare del progetto finalizzato ad accaparrarsi la distribuzione dei farmaci in tutta la provincia di Catanzaro, i membri dello stato maggiore del clan riuniti nella tavernetta di pertinenza della casa del loro capo, Nicolino Grande Aracri, a Cutro ma non sapevano che il locale era disseminato di microspie installate dai carabinieri. Era il 7 giugno del 2014.

Nel corso di una conferenza stampa in modalità telematica sono stati diffusi i particolari dell’inchiesta “Farmabusiness” che ha svelato un presunto legame tra la cosca Grande Aracri e la distribuzione dei farmaci. Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato: “L’indagine è importante ed è stata fatta sul campo. Sotto inchiesta, una famiglia di ‘ndrangheta di serie A. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato: sono felice di lavorare con questi uomini con serietà e anche affetto. Sono dei giovani che lavorano notte e giorno per noi con entusiasmo perché sanno che fanno parte di una grande squadra”.

Il supporto di Tallini al clan

L’aggiunto Vincenzo Capomolla ha precisato: “Emerge uno spaccato del carattere tentacolare dell’organizzazione di ‘ndrangheta Grande Aracri dotata di una capacità pervasiva di condizionare la vita pubblica. Gli esiti di questa attività di indagine hanno dato conto delle iniziative imprenditoriali su settori particolarmente redditizi. La figura istituzionale attinta dall’odierna misura che ha trovato un anello di congiunzione con un altro soggetto, un imprenditore di Catanzaro capace di relazionarsi con esponenti della politica e della criminalità organizzata catanzarese e di Cutro. C’è tutta una rete di soggetti che ruota intorno alla cosca”. L’investigatore Antonio Montanaro si è soffermato sulla operatività della cosca Grande Aracri, anche definendo nuovi assetti dopo operazioni che avevano colpito esponenti di vertice. “È emerso come le articolazioni della ‘ndrangheta si muovevano su due distinti binari: il controllo del territorio e le infiltrazioni di carattere imprenditoriale. E di questo ci siamo occupati approfondendo la vicenda per l’avvio di una società, con base a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali, farmaci da banco e prodotti parafarmaceutici con la realizzazione di una fitta rete in franchising di farmacie e parafarmacie. Dal 2016 abbiamo documentato una ventina di farmacie in Calabria, alcune in Puglia e una anche in Emilia Romagna”.

Da quanto riferito in conferenza, centrale la figura del presidente del Consiglio regionale (ai domiciliari), Domenico Tallini, che avrebbe assicurato alla consorteria mafiosa il supporto per accelerare l’iter burocratico per l’ottenimento di autorizzazioni per l’avvio delle attività, quindi in una fase iniziale nella progettualità. Grazie a lui – è emerso durante la conferenza stampa – “sarebbero state superate difficoltà amministrative e burocratiche che stavano avvenendo nell’avvio della società e di un capannone dove stoccare i prodotti, in cambio di un sostegno elettorale nel novembre 2014”.  Ricostruiti anche episodi intimidatori e di disponibilità di armi.

Il ruolo delle donne al vertice della cosca

Per Danilo Cimicata, del comando provinciale dei carabinieri di Crotone: “Fondamentale è stato anche il ruolo ricoperto delle donne che permettono continuità quando i capi sono detenuti. Sono il tramite con gli esponenti in carcere, si fanno carico di recuperare crediti mancati per farli confluire nella bacinella. Molti vedono le donne rimaste fuori dal carcere come un punto di riferimento”. In manette sono finite anche la moglie del capo cosca e la figlia.

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