Da questa mattina, 8 dicembre, le prime vaccinazioni anti-Covid nel Regno Unito, primo Paese occidentale ad aver dato il via libera alla somministrazione pubblica e primo al mondo ad aver autorizzato il prototipo di nuova concezione elaborato dai laboratori tedeschi BioNTech in partnership con il colosso farmaceutico americano Pfizer.
Il Regno Unito è il Paese europeo più colpito dal coronavirus con oltre 61.000 morti, è il primo Paese occidentale ad aver dato il via libera alla somministrazione pubblica, ed è il primo al mondo ad aver autorizzato il prototipo di nuova concezione elaborato dai laboratori tedeschi BioNTech in partnership con il colosso farmaceutico americano Pfizer, il cui vaccino ha una efficacia pari al 95%. Questa giornata segna un enorme passo avanti nella lotta contro il virus, ma la vaccinazione di massa richiederà “ancora del tempo”, ha detto il primo ministro conservatore Boris Johnson.
Al momento la Gran Bretagna ha ricevuto circa 800.000 vaccini, ma ne ha preordinati 40 milioni dalla Pfizer, destinati nei prossimi mesi a garantire la prima dose e il richiamo a 20 milioni di persone. Un quantitativo che dovrebbe permettere di coprire in larga parte le 9 categorie prioritarie (per età e vulnerabilità, fino agli over 50) nella fase 1 di quella che Johnson ha definito “la più grande campagna di vaccinazioni della storia”.
La prima in assoluto a ricevere il siero è stata una novantenne nordirlandese, Margaret Keenan, che la settimana prossima spegnerà 91 candeline. “E’ il più bel regalo di compleanno che potessi mai ricevere, non vedo l’ora di tornare a trascorrere del tempo con la mia famiglia e i miei amici”, ha commentato ai numerosi fotografi e giornalisti arrivati all’alba all’University Hospital Coventry & Warwickshire, nelle West Midlands, nel centro dell’Inghilterra, per immortalare il momento tanto atteso.
“Sarà una maratona, non uno sprint”, ha ribadito il professor Stephen Powis, direttore medico dell’Nhs, ricordando che s’inizierà dalle case di riposo (degenti e personale) e subito dopo da tutti gli ultraottantenni del Paese e – con loro – da medici e infermieri in prima linea sul fronte dell’emergenza coronavirus.