“Basso profilo”: il “patto di scambio” con Talarico per le elezioni del 2018 e le accuse della Dda

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“È stato possibile appurare come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone di Antonio Gallo, Tommaso Brutto, Saverio Brutto, Antonino  Pirrello e Natale Errigo abbia manifestato la propria ingerenza in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso delle quali ha stipulato un ‘patto di scambio’ con il candidato Francesco Talarico, consistente nella promessa di ‘entrature’ per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, attraverso la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti”. È quanto spiega la Dda di Catanzaro, che ha portato ieri all’emissione di 48 misure cautelari anche a carico dell’assessore regionale al Bilancio Franco Talarico.

Secondo la Dda, “Talarico incontrava Errigo, imparentato con esponenti della cosca De Stefano/Tegano di Archi, segnatamente con Saraceno Francesco Antonio, condannato in via definitiva i quali gli confermavano il sostegno elettorale, peraltro l’Errigo facendosi chiarire esplicitamente – tramite il Gallo – la necessità che i patti venissero onorati, il tutto in cambio di utilità consistite, oltre a quelle già pattuite con gallo e brutto, in altrettante entrature nel settore degli appalti per Errigo Natale – consulente aziendale e referente di imprese che intendeva favorire – e Pirrello, titolare di impresa di pulizie con commesse in enti pubblici”. Com’è noto, evidenzia la Dda, “le elezioni si sono concluse con un ottimo risultato (il secondo ma non eletto) per il capolista nel collegio uninominale di Reggio Calabria che, sebbene non eletto, è poi diventato assessore esterno al bilancio e politiche del Personale della Regione Calabria, giunta Santelli”.

Anche in relazione alle ipotesi di accusa verso Talarico, la figura centrale nelle indagini è l’imprenditore Antonio Gallo. Gratteri ha spiegato che Gallo “è un imprenditore molto eclettico. Questa sua voglia di ingrandirsi porta Gallo ad arrivare fino a Reggio Calabria e a rivolgersi a rappresentanti della famiglia di ‘ndrangheta dei De Stefano-Tegano per organizzare la campagna elettorale di Franco Talarico nelle Politiche del 2018, e lo porta a salire a Roma per cercare di ottenere degli appalti di levatura nazionale e attraverso Talarico organizza un incontro con Cesa, un pranzo, datato estate 2017”.

“Appare evidente che la rappresentata esigenza del Talarico – si legge nell’ordinanza di richiesta di custodia cautelare – di mettere in contatto il Gallo con lo staff dell’europarlamentare Lorenzo Cesa, veniva soddisfatta dall’incontro con il predetto importante esponente politico. Il tornaconto per l’intervento speso dal Talarico sul Cesa deve ritenersi l’appoggio assicurato dal Gallo al Talarico nelle consultazioni politiche del 2018”. In un’occasione, attraverso le captazioni ambientali gli investigatori colgono una conversazione avvenuta a Catanzaro, negli uffici di un imprenditore, fra Tommaso Brutto e Talarico.

“Brutto  – si legge nell’ordinanza – partecipava la sua intenzione di chiedere a Cesa un posto di lavoro per il figlio (“un incarico politico a livello di europarlamento dove una volta che tu lo prendi non te lo cacciano più…”); reputava le due ipotesi avanzate da Franco Talarico non confacenti con le esigenze del figlio: l’impiego in aeroporto era reputato un incarico di basso profilo attesa la paga di 900.00 euro mensili; quello di stewart in qualche compagnia aerea, inadeguato perché il figlio non parlava lingue straniere. I due elogiavano l’operato del Gallo al quale “lui” (Cesa ndr) avrebbe presentato un amico consulente di vari enti Enac, Eni, Telecom, Anas per seguirsi tutto il gruppo. Evidenziava che Gallo “una volta che noi gli facciamo il contatto ad Antonio, Antonio sa come azziccarsi”. Riferendosi alla persona del “comandante” (D’Alessandro Ercole), Brutto dice – va che aveva accettato di prendere a lavorare il figlio nell’affare albanese appena avviato “gli ho accettato il figlio in società, hai capito cosa ho fatto?”) e Franco Talarico esprimeva tutta la sua approvazione con la frase: “buono, buono, buono, buono, ottimo”.

I due poi ragionavano sulla situazione in Albania ove la “corruzione è totale”, ritenendo questo dato favorevole per intraprendere più facilmente affari, senza gare di appalto e, a questo proposito, discutevano di quanto potesse essere utile sfruttare canali già aperti o apribili dall’europarlamentare Cesa con i suoi omologhi stranieri “questo è pure importante eh… una cosa è che ti crea un contatto Cesa in Albania… che là non è come qua, un ministro in Albania gli molli…”.

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