La Guardia di finanza, su disposizione della Dda di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, ha confiscato beni per un valore di 124 milioni di euro alla cosca Piromalli della ‘ndrangheta. Il provvedimento è stato eseguito dal Comando provinciale di Reggio Calabria delle fiamme gialle e dallo Scico. I beni confiscati consistono in 4 società di capitali, un’impresa individuale, quote di 6 società di capitali, 67 fabbricati, 91 terreni, 7 veicoli e 20 rapporti bancari e assicurativi. Tutto, secondo quanto é emerso dagli accertamenti della Dda e della Guardia di finanza, era nella disponibilità di quattro imprenditori accusati di appartenere alla cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Si tratta di Luigi Bagalà, classe ’46, Francesco Bagalà, classe ’77, Giuseppe Bagalà, classe ’57, e Francesco Bagalà, classe ’90.Il provvedimento conferma quanto già disposto dalla sezione misure di prevenzione del tribunale reggino – presieduta da Ornella Pastore – su richiesta del procuratore capo Giovanni Bombardieri, del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto procuratore Gianluca Gelso, con cui era stata applicata la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni intestati/riconducibili ai medesimi soggetti.
Gli odierni destinatari del provvedimento di confisca emergono dalle indagini svolte nell’ambito delle operazioni Ceralacca, Cumbertazione, Martingala e Waterfront condotte dal gruppo investigazione criminalità organizzata di Reggio Calabria e dallo Scico, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria – che hanno portato all’esecuzione di provvedimenti restrittivi di natura personale, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, associazione per delinquere, finalizzata alla turbata libertà degli incanti, alla frode nelle pubbliche forniture, alla corruzione e al falso ideologico in atti pubblici, tutti aggravati dal metodo mafioso; provvedimenti cautelari reali, ex art. 321 c.p.p., su un patrimonio costituito dai compendi aziendali di imprese/società, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per svariati milioni di euro.