“L’inchiesta della Dda di Catanzaro, che ha portato al sequestro del Ponte Morandi, suona come un forte campanello d’allarme sui rischi legati alla corruzione e all’infiltrazione delle mafie nell’utilizzo dei fondi previsti per le infrastrutture dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Èquanto affermano, in una nota congiunta, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta. “Ad essere pregiudicata, infatti – proseguono Ciafani e Parretta – rischia di essere la stessa qualità e la sicurezza delle opere da realizzare, un aspetto su cui, per quanto riguarda il Ponte Morandi di Catanzaro, si resta in attesa dei risultati delle perizie disposte dalla magistratura. È uno degli ‘effetti collaterali’ di quel ciclo illegale del cemento che Legambiente denuncia ogni anno con il suo Rapporto Ecomafia. La Calabria ha un disperato bisogno di vedere migliorate tutte le sue infrastrutture, nel segno della mobilità sostenibile e nel pieno rispetto della legalità. Un compito che non può essere affidato solo alla magistratura – sottolineano Ciafani e Parretta – ma che deve vedere rafforzato e reso più efficace l’intero sistema dei controlli pubblici e del monitoraggio civico, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, prima, durante e dopo la realizzazione degli interventi”.
Sequestro Morandi Catanzaro, Legambiente: campanello allarme
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