Covid, Iss: in acque reflue variante Delta e sue mutazioni

Anna Franchino

I campioni prelevati dalle acque reflue confermano la presenza ormai quasi esclusiva sul territorio nazionale della variante Delta del virus SARS-CoV-2, associata a una grande variabilità genetica con la presenza di molte mutazioni comprese quelle della cosiddetta ‘Delta Plus’. E’ il risultato della seconda flash survey condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) con il gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa del Dipartimento Ambiente e Salute e da Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica Veterinaria dell’Iss. Secondo la ricerca, che ha analizzato 92 campioni raccolti in 16 Regioni e Province Autonome nel periodo 4-8 ottobre 2021, tutti i campioni positivi caratterizzati erano appunto di ‘Delta’, in accordo con quanto riportato dalla sorveglianza clinica epidemiologica relativa allo stesso periodo di campionamento. Il 60% dei campioni in particolare ha confermato positività per genoma di SARS-CoV-2 e 23 campioni sono stati caratterizzati mediante sequenziamento della regione codificante per la proteina spike. La flash survey verrà ripetuta con cadenza mensile. “Le prospettive di questa attività sono molto promettenti – dice Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – la sorveglianza del SARS-CoV-2 in reflui urbani è uno strumento complementare alla sorveglianza microbiologica ed epidemiologica per lo studio dei trend epidemici, ma anche per esplorare la variabilità genetica del virus”. I 92 campioni sono stati prelevati in 14 Regioni (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Toscana, Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia) e nelle due Province Autonome di Trento e Bolzano. Del 55 campioni positivi alla variante Delta, 19 hanno mostrato sue mutazioni caratteristiche, mentre 12 – raccolti a Rovereto (TN), Verona, Padova, Abano Terme (PD), Genova, Bologna, Anzio (RM), Bari e Messina – hanno mostrato l’intero set di mutazioni. A chiedere di avviare la sorveglianza del Coronavirus e delle sue varianti nelle acque reflue è stata, lo scorso 17 marzo, la Commissione Europea nella Raccomandazione su ‘un approccio comune’ in materia. La Commissione ha fortemente incoraggiato gli Stati membri a mettere in atto, entro e non oltre l’1 ottobre 2021 il sistema di sorveglianza. La raccomandazione della Commissione Ue è stata recepita a livello nazionale con il decreto legge n. 73 del 25 maggio.

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