Undici misure cautelari, di cui cinque in carcere, per un presunto giro di racket nel calcestruzzo e nelle aste immobiliari a Saronno, in provincia di Varese, sono state eseguite dai Carabinieri, su delega della Dda di Milano.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di estorsione e turbativa d’asta, con legami con esponenti di famiglie di ‘ndrangheta. Facendo esplicitamente leva sulla forza intimidatrice e stato di soggezione verso le vittime, sarebbero riusciti ad estromettere dal mercato imprese concorrenti a favore di altre a loro riconducibili, accaparrandosi illegalmente appalti e incarichi di importanti lavori nel settore dell’edilizia e del movimento terra.
Le indagini sono partite dopo che, la notte del 13 settembre 2017, si era verificato un incendio doloso che aveva danneggiato, rendendole inutilizzabili, sei auto di servizio di proprietà dell’Amministrazione comunale di Saronno. Per raggiungere i propri scopi gli indagati non avrebbero avuto remore a ricorrere a vere e proprie aggressioni, come nel mese di gennaio 2019, quando gli inquirenti hanno documentato un pestaggio ai danni del titolare di un impresa concorrente, oltre che minacciare il committente di gravi danni ai mezzi dell’impresa qualora non fosse stata quella da loro individuata ad accaparrarsi i lavori.
Secondo quanto si apprende, tra le minacce ci sarebbero frasi del tipo: “Attento che non ti salta per aria quella betopompa, prende fuoco che non ci vuole niente… prende fuoco sotto l’impianto”. E ancora: “brucia la pompa e l’impianto”. Un sistema di intimidazioni simili sarebbe stato accertato anche nel corso delle aste giudiziarie per la vendita di immobili, disposte dal Tribunale di Busto Arsizio.