“Mi sono salvato salendo sopra un legno, ho nuotato mezzora e quando sono arrivato a terra non c’erano ancora i carabinieri”. Così uno dei superstiti del naufragio del caicco carico di migranti del 26 febbraio a Steccato di Cutro – 87 i morti accertati al momento – ha raccontato gli ultimi drammatici momenti nell’incidente probatorio in corso davanti al Gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro disposto nell’inchiesta sul presunto scafista 17enne.
Un racconto, è stato il commento dell’avvocato Francesco Verri componente del pool legale che assiste i familiari delle vittime, “che conferma che sono trascorsi troppi tragici minuti dall’urto sulla secca fino a quanto sono arrivati i soccorsi, persino a terra. Un aspetto che sta emergendo prepotentemente in questa indagine”.
Lui e l’altro teste sentito oggi, hanno anche sostenuto che il 17enne faceva da interprete tra gli scafisti turchi ed i migranti, ma non faceva parte dell’equipaggio.
Il teste ha poi riferito che i soldi del viaggio – circa 8.000 euro – erano bloccati in Turchia, consegnati ad una terza persona, in attesa dell’arrivo che sulla barca gli scafisti si sono fatti dare dai migranti le lire turche che non gli sarebbero servite in Italia, mettendo le banconote dentro un sacco.
Soddisfatto dell’esito delle testimonianze di oggi, l’avvocato Salvatore Perri, difensore del 17enne che ha evidenziato come i superstiti sentiti abbiamo parlato del suo assistito come di uno dei migranti che era a bordo della barca.