13 dicembre a Diamante presentazione libro procuratore Marco De Paolis

Anna Franchino

Sarà presentato venerdì 13 dicembre, alle ore 17, al Museo DAC di Diamante (Cs), il libro “Caccia ai nazisti. Marzabotto, Sant’Anna e le stragi naziste in Italia: la storia del procuratore che ha portato i colpevoli alla sbarra” (Rizzoli), scritto da Marco De Paolis, Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare d’Appello di Roma. Pagine intense – con la prefazione di Liliana Segre – in cui il Procuratore De Paolis racconta le indagini, gli interrogatori, gli esami dei testimoni che in quindici anni, tra il 2002 e il 2018, hanno portato a oltre 500 procedimenti giudiziari contro i criminali di guerra nazisti e fascisti per gli eccidi di civili e militari. L’autore dialogherà con il sindaco di Diamante, Achille Ordine, e con la giornalista Alessia Antonucci. L’evento, organizzato dal Comune di Diamante, è a ingresso libero. Riportiamo dei passi estrapolati dalla scheda del libro: “Nonostante il lungo tempo trascorso dalla data del fatto anzidetto, non si sono avute notizie utili per la identificazione degli autori e per l’accertamento delle responsabilità”. È quanto scritto nel decreto di archiviazione del 1960 per i fascicoli del cosiddetto ‘Armadio della vergogna’, con il quale la procura generale militare di Roma negherà la giustizia per le stragi compiute dai nazifascisti in Italia dopo l’8 settembre 1943. Non era vero. Le ‘notizie utili’ c’erano eccome, ma qualcuno aveva scelto, arbitrariamente, di non andare avanti con le indagini. A fare una scelta diversa, a oltre quarant’anni da quell’archiviazione, sarà il giovane procuratore militare di La Spezia, Marco De Paolis. Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella in Val di Chiana, ma anche Kos e Leros, Cefalonia: sono solo gli episodi più conosciuti tra quelli di cui De Paolis si è occupato, consapevole che “il dolore non va in prescrizione” e che la sete di verità dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime era stata ignorata per troppo tempo. Una storia avvincente e insieme un racconto intimo e privato di cosa ha significato immergersi in “un dolore così immenso”, come lo definirà uno dei sopravvissuti, il dolore di chi ha dovuto subire l’ulteriore ingiustizia “del mancato assolvimento da parte dello Stato del primario e doveroso compito di ricercare, processare e punire i responsabili di quella brutale violenza”.

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