Presentato oggi a Firenze il XVI° Rapporto Nazionale sulle tariffe idriche realizzato da Federconsumatori con la collaborazione della Fondazione ISSCON. L’indagine analizza le tariffe aggiornate degli ATO e dei Gestori del servizio idrico integrato nel 2024 per tutti i capoluoghi di regione e rappresenta uno spaccato sulla situazione del sistema idrico nazionale tra criticità, carenze, rincari e qualità del servizio. Il Rapporto nazionale offre il quadro puntuale sull’andamento del costo dell’acqua per le utenze domestiche negli anni 2016 e 2024 che segna un aumento medio nazionale del 40%. Nel capoluogo calabrese l’aumento è ben oltre la media nazionale e colloca Catanzaro nella terza posizione, a pari merito con Palermo con un +65%, dopo Potenza con +72% e dopo Perugia con +66%. Il costo medio registrato a Catanzaro nel 2024 è pari a 286,26 euro per un consumo medio annuo di 150 metri cubi per una famiglia media di 3 persone, costo che posiziona Catanzaro al disotto della media nazionale di 354,01 euro e sotto la media delle città capoluogo del Sud e delle Isole di 329,22 euro.
Le dichiarazioni del presidente Federconsumatori Calabria
“In Calabria si avverte la necessità di portare a compimento il processo di riforma del settore idrico per superare le criticità della frammentazione dei gestori, giungere ad una tariffa unica regionale e ad una efficiente gestione dell’intero ciclo delle acque e risolvere il problema delle reti colabrodo causa di un’enorme dispersione idrica (ISTAT: media nazionale 2022 del 42,4%), degli sprechi e dei tanti disservizi che si registrano in diversi comuni dove l’acqua viene da anni razionata. Inoltre, serve mettere in trasparenza i criteri di lettura dei consumi, della fatturazione e delle tante morosità che si scaricano sui cittadini onesti”, dichiara Mimma Iannello, presidente Federcosumatori Calabria. “I dati Istat evidenziano poi che nel 2021 in Calabria il 51% di cittadini non aveva fiducia nel bere l’acqua di rubinetto contro la media nazionale del 29,4% ed il 43% delle famiglie erano insoddisfatte del servizio. Il negazionismo climatico, la dispersione delle reti, i disservizi, gli sprechi domestici o i consumi smisuratati nelle attività commerciali o nel sistema delle produzioni, non solo limitano l’accesso certo all’acqua per tanti cittadini ma frenano anche la crescita di una cultura responsabile della gestione e dei consumi che danneggia il presente ed il futuro della disponibilità e dell’accesso alle risorse idriche che vanno invece preservate da ogni rischio incombente. Per questo, serve ad ogni livello un piano strategico dell’acqua considerato che la salvaguardia delle risorse idriche e la gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici sono comprese tra gli obiettivi del PNRR. Lasciari sfuggire questa opportunità sarebbe dannoso considerato che l’acqua ed i servizi annessi, sino alla depurazione, sono alla base dei presupposti delle buone pratiche di sostenibilità ambientale”, conclude.