L’Unione degli Agricoltori di Cosenza sta ricevendo numerose segnalazioni da parte delle imprese agricole associate che denunciano l’aggravarsi dell’endemica situazione di carenza di manodopera che affligge il nostro Paese e il territorio regionale.
A stagione iniziata di raccolta degli agrumi e delle olive si è ripresentata la difficoltà di reperire forza lavoro a causa delle restrizioni e dei condizionamenti dettati dall’emergenza sanitaria.
Più di un terzo dei lavoratori agricoli occupati annualmente nella nostra provincia sono stranieri equamente suddividi tra comunitari (prevalentemente romeni e bulgari) ed extracomunitari. Molti non sono vaccinati o hanno ricevuto vaccini ancora non riconosciuti dalle autorità sanitarie europee. Un numero consistente è ancora in fase di regolarizzazione (ai sensi del DL. 34/2020) e per ragioni legate all’incertezza hanno difficoltà a reperire la certificazione verde con conseguente impossibilità da parte delle aziende di assumerli (decreto legge n. 127 del 21/09/2021).
Per il 2021 manca ancora l’emanazione del D.P.C.M. per la determinazione delle quote annuali di cittadini stranieri da ammettere in Italia per motivi di lavoro, mentre le quote previste per il 2020 non sono state ancora pienamente assegnate.
Le circa 7000 imprese agricole del cosentino, che occupano manodopera per oltre 3 milioni di giornate lavorative, con il perdurare della situazione rischiano la compromissione delle proprie attività, con ricadute sociali molto pesanti.
La Presidente di Confagricoltura Cosenza Paola Granata esprime preoccupazione e sollecita al più presto un incontro con le istituzioni per discutere della problematica: “Le imprese associate all’UPA sono prioritariamente orientate al mercato e questa carenza di manodopera specializzata, anche extracomunitaria, non permette loro di raggiungere i livelli quantitativi e qualitativi che caratterizzano le produzioni agricole della provincia di Cosenza, con grave danno all’economia del territorio. È urgente e necessario trovare una soluzione”.