Sono 529 i ragazzi che hanno presentato domanda per diventare operatore volontario di servizio civile nell’ambito del programma “Generatività sociale” promosso dal CSV Cosenza. Il dato è stato reso noto alla scadenza dei termini del bando avvenuta ieri. I posti disponibili sono 270 in sei progetti con 61 enti di accoglienza e 77 sedi di attuazione, dislocate in 27 comuni della provincia di Cosenza. Tra breve avranno inizio le selezioni il cui calendario potrà essere consultato sul sito www.csvcosenza.it almeno dieci giorni prima dell’inizio delle stesse.
A partecipare soprattutto donne (60%), mentre il maggior numero di domande si concentra nella fascia d’età che va dai 22 ai 25 anni. Solo 4 i ragazzi 18enni e 14 quelli con 19 anni compiuti. Nella carica dei 500 ci sono anche trenta ragazzi stranieri provenienti da 18 Paesi del mondo come Egitto, Tunisia, Marocco, Brasile, Paraguay, Ecuador, Thailandia, El Salvador, Albania, Ucraina, Nigeria, Polonia, Spagna, Perù, Etiopia, Guinea e Argentina. Il maggior numero di domande si concentra nell’area urbana Cosenza Rende, circa 240. Un dato significativo arriva dai piccoli comuni. A Campana che ha 1631 abitanti e Bocchigliero che ha 1190 abitanti, rispettivamente su sei e otto posti disponibili, sono arrivate 14 e 15 domande.
“Il dato dei piccoli comuni ci dice che c’è ancora vita sui territori periferici e più isolati – ha dichiarato il presidente del CSV Cosenza, Gianni Romeo – che i giovani hanno voglia di vivere il loro paese e di contribuire a migliorarlo. È la proposta che fa la differenza, il non profit offre ai giovani un’occasione per restare e provare ad inventarsi un futuro in Calabria”.
Favorire l’inclusione sociale di persone e famiglie in povertà, supportare lo scambio intergenerazionale, accompagnare le persone con disabilità in un percorso di autonomia, umanizzare gli ambienti ospedalieri, facilitare la partecipazione dei ragazzi alla vita culturale del territorio di appartenenza e promuovere l’educazione ambientale. Sono i temi dei sei progetti in cui i giovani potranno spendere un anno della propria vita, acquisendo competenze e vivendo un’esperienza di valore. Per il terzo settore non solo una sfida educativa, ma anche l’opportunità concreta di cofinanziare il welfare territoriale.
“È una grande occasione che dobbiamo valorizzare perché si tratta di far operare tutti questi giovani nell’inclusione sociale e nel welfare – ha aggiunto Romeo – e queste risorse umane, insieme alle strumentazioni, alle sedi, alla classe dirigente rappresentano un capitale sociale che si rafforza e genera cambiamento sociale”.