Dopo quelli olandesi e danesi, anche gli allevamenti di visoni negli Stati Uniti sono stati colpiti dal nuovo coronavirus, dove però non è noto se siano avvenuti contagi dagli animali all’uomo, come avvenuto in Danimarca. Per ridurre il rischio di spillover (cioè salto di specie) dall’uomo agli animali domestici, l’Oie (Organizzazione mondiale per la salute animale) ha pubblicato una bozza di linee guida per invitare i paesi a monitorate le specie animali suscettibili al SarsCoV2, come visoni e furetti.
Si teme che possano crearsi dei focolai negli animali dal contatto con persone infette e far diventare alcune specie serbatoi del virus. Il dipartimento di Agricoltura del Wisconsin ha segnalato finora la morte di 3400 visoni in un allevamento della contea di Taylor e in Utah sono stati abbattuti migliaia di visoni, anche se il contagio in questo caso sarebbe partito dall’uomo.
L’Oie dà indicazioni per ridurre il rischio di introduzione del virus usando un approccio di salute complessiva (One Health), per gli animali allevati per la produzione di cibo (pollame, maiali e bovini), da pelliccia (visoni e cane procione) e cibo e pelliccia (conigli).
Sulla base delle attuali conoscenze, il rischio che il SarsCov2 sia trasmesso dall’uomo agli animali è alto per i mustelidi (tra cui visoni e furetti) e cani procioni, mentre è basso per i conigli e insignificante per le altre specie di bestiame allevate. C’è inoltre il rischio di contagio tra paesi e regioni attraverso l’importazione o esportazione di carcasse o prodotti da visoni infetti.
Le pelli di questi animali vengono prelevate ogni anno tra novembre e dicembre e quindi ora c’è il rischio che tra queste vi siano anche quelle di animali contagiati. Poichè le carcasse vengono conservate in freezer, il virus può rimanere vivo ed essere trasportato in altre regioni per ulteriori usi, con un potenziale pericolo per la sicurezza. Il rischio di infezione attraverso import ed export per ora è considerato medio-basso.