Decreto Calabria, in un quinquennio quasi 5000 assunzioni dei medici

Alessia Antonucci

“Negli ultimi 5 anni sono stati assunti almeno 4955 medici specializzandi con il cosiddetto “Decreto Calabria”. Un aumento esponenziale della quota assoluta e percentuale dei medici specializzandi assunti che passa da un misero 4,5% del 2018 (anno di inizio della possibilità di assunzione) al 32.9% nel 2023″. Sono i dati riportati nello studio condotto da Anaao Giovani che ha elaborato i dati della Fondazione ONAOSI (Opera Nazionale Assistenti Orfani Sanitari Italiani) incrociati con quelli del CAT (Conto Annuale del Tesoro), un numero di certo sottostimato rispetto alle reali assunzioni. “Questo dato, destinato ad aumentare nei prossimi anni, dimostra – commentano Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed e Giammaria Liuzzi Responsabile Nazionale Anaao Giovani – che l’unico modo per aumentare l’assunzione dei dirigenti medici nel SSN è l’ulteriore potenziamento di questa modalità di assunzione, “considerando anche l’indice di gradimento espresso dagli stessi specializzandi in una precedente survey Anaao Giovani. Oltre il 90% degli specializzandi è favorevole all’adozione del Decreto Calabria“. “L’introduzione del DL Calabria – proseguono Di Silverio e Liuzzi in una nota ufficiale congiunta – ha prodotto un cambio di paradigma nel percorso formativo dei giovani medici. Resta, tuttavia, ancora sottoutilizzato in quanto permane un grande bias dovuto alla ristrettezza del numero di strutture inserite in rete formativa e nella metodologia di accreditamento delle strutture stesse, poiché tali assunzioni sono possibili solo nella rete formativa di una scuola di specializzazione nella medesima disciplina a cui lo specializzando è iscritto. Oggi, infatti, a decidere quali reparti e quali strutture ospedaliere possano entrare a far parte della rete formativa sono i singoli direttori di scuola, in maniera talvolta anche autoreferenziale e non attinente alle reali potenzialità a disposizione all’interno della rete ospedaliera”. Di Silverio e Liuzzi poi denunciano “la permanenza di un grande vulnus in quanto tutte le strutture della rete formativa che non sono inserite nel decreto di accreditamento interministeriale non possono ospitare specializzandi, essendo tali strutture delle sedi complementari; tutto ciò ci appare penalizzante, soprattutto per quelle Aziende Ospedaliere in possesso di un DEA di secondo livello e, talvolta, di specialità non presenti neanche in alcuni atenei. Infine, troppi medici specializzandi ricevono dai propri professori delle pressioni affinché non accettino l’assunzione”. Da qui la richiesta: “Che la manovra economica all’esame del Parlamento approvi che la struttura nella quale lo specializzando svolge l’attività lavorativa possa anche non appartenere alla rete formativa di una scuola di specializzazione della disciplina di interesse, purché sia in possesso dei requisiti di accreditamento sulla base di una certificazione rilasciata annualmente dal Ministero della Salute di concerto con il MUR. Nei restanti casi, si prevede comunque l’applicazione delle disposizioni sulla formazione extra-rete per un periodo di 18 mesi, da sommarsi rispetto ad altri periodi di tale tipo già svolti dallo specializzando durante il contratto di formazione specialistica. In una condizione di carenza cronica di medici, con una metodologia concorsuale farraginosa e burocratica che dura in media 2 anni, avere a disposizione un’arma formativa e conseguentemente assistenziale come il Dl Calabria – concludono Di Silverio e Liuzzi – appare di notevole impatto sulla professione e sulla formazione e assicura agli specializzandi un percorso continuo di formazione prima, e di lavoro poi, permettendo loro di avere un contratto con diritti e doveri, contributi e possibilità di carriera e di inserimento nella rete assistenziale, adeguandoci al resto d’Europa”.

 

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