Giustizia: ingiusta detenzione, sì a risarcimento 90 mila euro

Anna Franchino


La Corte di appello di Reggio Calabria ha riconosciuto il diritto al risarcimento per ingiusta detenzione liquidando la somma di 90 mila euro in relazione ad un periodo detentivo tra carcere e domiciliari pari a 10 anni nei confronti di Pantaleone Pelaia, coinvolto in due operazioni contro la criminalità organizzata. L’accoglimento, da parte della Corte d’appello reggina, sulla base delle argomentazioni formulate dagli avvocati Mario Santambrogio e Francesco Capria, è avvenuto a seguito dell’annullamento, da parte della quarta sezione penale della Corte di Cassazione, di una precedente ordinanza emessa dalla stessa Corte di Appello che aveva dichiarato inammissibile la domanda di riparazione per ingiusta detenzione. Pelaia aveva subito due condanne: una ad 8 anni e 8 mesi nel processo “Decollo” e l’altra a 10 anni e 8 mesi nel processo denominato “Grandi firme”, a Reggio Calabria. I giudici hanno riconosciuto la continuazione dei reati in 15 anni complessivi e una volta certificato quel dato, dopo due annullamenti della Cassazione, è risultato che Pelaia ne aveva espiato, di fatto, uno in più. Da qui, pertanto, la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. “Nel caso in questione, avevano ancora evidenziato i giudici della Cassazione – riferiscono i legali di Pelaia – i magistrati di Reggio Calabria non avevano adeguatamente affrontato la questione devolutagli, ovvero che l’errore dell’autorità giudiziaria nel determinare l’aumento di pena per effetto dell’applicazione della disciplina del reato continuato si sarebbe concretizzato in misura addirittura superiore rispetto a quella precedentemente applicata e, dunque, in violazione di quanto dispone il codice penale”.

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