“L’anima da tre soldi” di Max Mazzotta  in scena  dal 22 al 24 maggio al teatro del Dam all’Unical

Isabella Roccamo

Lo spettacolo Anima da tre soldi della compagnia teatrale Libero Teatro a causa di un problema tecnico logistico cambierà date e luogo. Andrà in scena infatti dal 22 al 24 maggio nella sala teatro del DAM – Dipartimento Autogestito Multimediale all’Unical e non più, come precedentemente previsto, dal 10 al 12 maggio al Tau – Teatro Auditorium. I biglietti già acquistati in prevendita nei punti indicati e online saranno rimborsati dall’agenzia InPrimaFila di Cosenza e si potranno riacquistare per le nuove date secondo le stesse modalità a partire dalla prossima settimana. La compagnia ringrazia l’associazione culturale Entropia – Dam dell’Unical per la disponibilità concessa del teatro. Anima da tre soldi è il titolo del nuovo lavoro diretto da Max Mazzotta, un omaggio all’autore tedesco, che vedrà sul palco gli allievi del laboratorio di ricerca teatrale tenuto dal regista cosentino in questi mesi all’Unical in collaborazione con Disu – Dipartimento di Studi Umanistici e Cams – Centro Arti Musica e Spettacolo dell’Università della Calabria e incentrato su due delle più importanti opere del famoso drammaturgo, “L’anima buona del Sezuan” e “Opera da tre soldi”. Una riscrittura dei testi brechtiani, rivisitati in chiave contemporanea tra canzoni hip hop e street dance. Nelle vesti dei personaggi di Brecht, Chiara Maltese, Elisa Marta, Giuseppe Tenuta, Pasquale Mammoliti, Ruben Terzo, Salvatore Romano e Vincenzo Marco Caparelli. “Chi vuole intraprendere un percorso di ricerca e di studi sul teatro tornerà sempre a Brecht – spiega Mazzotta – per riconquistarne la poetica, per riaffermarne i principi del teatro epico, del concetto di “terza persona”, del teatro sociale, dell’effetto di straniamento e del teatro di regia. Tanti i suoi insegnamenti, una vera e propria scuola. L’Anima da tre soldi è un confronto dialettico tra due Brecht diversi, – continua – quello giovane, visionario e istintivo, che descrive nell’“Opera da tre soldi” l’appiattimento della coscienza tramite l’ironia dei Songs e il sarcasmo dei protagonisti; e quello più maturo de “L’anima buona del Sezuan”, che costruisce una storia sotto forma di parabola, dove bisogna guardare alla bontà, non come “capacità a fare del bene” ma come “capacità di sublimare e difendere le qualità umane”. E’ stato un faticoso e bellissimo percorso di studio, – conclude il regista – un’esperienza didattica e di crescita, un mondo per dare voce a Brecht attraverso la dedizione, la sensibilità e l’amore di sette giovanissimi ragazzi che hanno dato e scoperto se stessi attraverso questo autore e il suo modo di vedere il teatro e il mondo”.

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