Un’installazione galleggiante di 4 metri per 2, su cui è ritratto il volto di un giovane migrante, con la testa che resiste alle onde e le mani aperte. A fianco la scritta “Neve again”, che è il titolo dell’opera della street artist Laika per ricordare le vittime del naufragio di Steccato di Cutro, a un anno dalla tragedia. Nelle stesse acque in cui sono affiorati i corpi di 94 persone, 35 dei quali minori. “Il Mediterraneo è un cimitero sterminato, un mare che trascina sul suo fondo migliaia di vite. Subito dopo la strage di Cutro, a causa di un decreto di questo governo, nato con la scusa di bloccare gli sbarchi ma che di fatto ostacola i soccorsi, i morti sono aumentati a circa 7 al giorno. Senza quei viaggi insensati delle navi soccorso verso porti lontani, senza fermi e multe assurde alle Ong ora forse piangeremmo meno vite spezzate», ha dichiarato Laika.
“È incredibile che i governi europei non comprendano la disperazione di questa gente, disposta a subire torture nelle prigioni libiche, a rischiare di morire in mezzo al mare pur di scappare dal proprio paese d’origine – ha continuato l’artista -; dal 2014 sono oltre 28.000 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo, una strage senza fine. A distanza di un anno la strage di Cutro non sembra aver fine: è ancora in corso l’inchiesta per mancato soccorso e viene negato il ricongiungimento familiare alle vittime sopravvissute. È necessario creare dei canali legali – ha chiuso Laika – e sicuri di accesso per queste persone che scappano da guerre, povertà, persecuzioni e violazioni dei diritti umani: un ‘safe passage’. Cambiamo le leggi affinché tutto ciò non accada mai più. Never again.