“C’è stata una piena coerenza fra strategia stragista e strategia politica di Forza Italia”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo proseguendo la requisitoria del processo “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati davanti alla Corte d’Assise Giuseppe Graviano, boss di Brancaccio e Rocco Santo Filippone, esponente della cosca Piromalli, accusati dell’omicidio dei due carabinieri Fava e Garofalo, consumato il 18 gennaio 1994 nei pressi dello svincolo di Scilla. Nel corso del suo intervento, infatti, il pm ha analizzato il panorama politico tra l’autunno del 1993, quando il Pds di Achille Occhetto stranvinse le elezioni amministrative, e i primi mesi del 1994: “C’era il rischio comunista e quando il sistema, di cui ci stiamo occupando in questo processo – ha aggiunto il Pm – l’ha capito, la storia politica si è incrociata con le esigenze dell’altra mafia”. Fino ad allora si credeva che i movimenti separatisti potessero avere senso, ma bisognava trovare delle alternative molto più solide e si virò, come ci ha raccontato Giuseppe Graviano non solo nelle intercettazioni ma anche deponendo in questo processo, su Forza Italia e quindi sulla figura di Silvio Berlusconi”. In sostanza, prima le mafie puntarono su posizioni separatiste e poi su Forza Italia e questo, secondo la Dda, è direttamente collegato con le stragi continentali di Cosa Nostra. “La strategia stragista – ha sostenuto Lombardo – doveva mettere la vecchia classe politica con le spalle al muro per aprire varchi alla nuova classe politica. Questo ce lo conferma Graviano. Cosa nostra e ‘ndrangheta in quel momento storico, contemporaneamente e all’unisono, non solo abbandonano i vecchi referenti politici ma decidono di dare sostegno a questi nuovi soggetti”.
Prosegue requisitoria Lombardo in processo “Ndrangheta stragista”
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