261
“Non se ne esce senza una consapevolezza collettiva”. È uno dei passaggi dell’intervento di don Giacomo Panizza, presidente della Comunità “Progetto Sud”, intervenuto alla conferenza stampa svoltasi a Palazzo Campanella per presentare con Rubens Curia, al presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, una proposta di “linee guida per la riforma della sanità in Calabria”. “In primo luogo – ha continuato Giacomo Panizza – è necessaria una forte presa di coscienza, la mobilitazione di chi opera nella sanità e di tutti i cittadini-pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche e private della regione, per renderli protagonisti di una stagione nuova che riporti la sanità e il welfare calabrese agli standard qualitativi migliori, riorganizzando la rete ospedaliera e i servizi territoriali, con le cure domiciliari, visto che i calabresi pagano già ticket abbastanza pesanti senza riuscire ad ottenere il giusto livello di risposta dalla sanità pubblica”. Per Rubens Curia, che ha vergato le linee guida di riforma sanitaria, “la prima cosa da fare è garantire a tutti i calabresi eguaglianza nell’accesso ai servizi ed alle cure, valorizzando la sanità calabrese come fattore di coesione sociale e di promozione del benessere. È ormai evidente – ha sottolineato – che il rapporto di fiducia tra i calabresi e il servizio sanitario regionale si è interrotto, e va riannodato al più presto attivando tutti gli strumenti utili di partecipazione, mobilitando in primo luogo i sindaci che devono potersi esprime nella programmazione annuale e nella verifica degli obiettivi dei manager”. Di “mancanza di interlocuzione istituzionale” ha parlato il sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà. Richiamando la vertenza dell’Hospice “Via delle Stelle”, Falcomatà ha lanciato un appello a “tutta la comunità cittadina, affinché sostenga costantemente l’azione degli operatori della struttura e le istituzioni locali in uno sforzo comune volto a scongiurare la cessazione dei servizi assistenziali agli ammalati terminali”. Il consigliere regionale Giuseppe Pedà, dopo avere sottolineato “la negatività delle stagioni commissariali”, ha richiamato l’attenzione “sulla necessità di costruire una rete di interessi sociali vasta e consapevole affinché anche in Calabria si ricostruiscano le condizioni per offrire servizi sanitari efficaci ed efficienti, evitando il così detto turismo sanitario verso altre regioni”. Il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, nel suo intervento conclusivo, ha affermato “come sia ormai necessario ripensare il sistema sanitario italiano, restituendo più poteri di programmazione e di intervento allo Stato. La proposta della ministra Stefani – ha continuato – per un regionalismo differenziato, contiene insidie pericolose per la tenuta della coesione sociale, soprattutto nel Mezzogiorno. La discussione in corso poco o nulla dice sui destini della sanità come valore collettivo del sistema Paese, che invece vorrebbero ‘regionalizzare’ imponendo alle regioni meridionali ed ai loro abitanti ticket di ingresso negli ospedali di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, come se non si trattasse di cittadini italiani. È un indirizzo contro cui ci stiamo battendo, ma l’esito positivo della disputa è anche nella capacità dei calabresi, dei meridionali, di costruire una forte e motivata opposizione contro un’idea del Paese diviso da ‘muri interni’ tra realtà più ricche e territori più poveri”.
“Non se ne esce senza una consapevolezza collettiva”. È uno dei passaggi dell’intervento di don Giacomo Panizza, presidente della Comunità “Progetto Sud”, intervenuto alla conferenza stampa svoltasi a Palazzo Campanella per presentare con Rubens Curia, al presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, una proposta di “linee guida per la riforma della sanità in Calabria”. “In primo luogo – ha continuato Giacomo Panizza – è necessaria una forte presa di coscienza, la mobilitazione di chi opera nella sanità e di tutti i cittadini-pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche e private della regione, per renderli protagonisti di una stagione nuova che riporti la sanità e il welfare calabrese agli standard qualitativi migliori, riorganizzando la rete ospedaliera e i servizi territoriali, con le cure domiciliari, visto che i calabresi pagano già ticket abbastanza pesanti senza riuscire ad ottenere il giusto livello di risposta dalla sanità pubblica”. Per Rubens Curia, che ha vergato le linee guida di riforma sanitaria, “la prima cosa da fare è garantire a tutti i calabresi eguaglianza nell’accesso ai servizi ed alle cure, valorizzando la sanità calabrese come fattore di coesione sociale e di promozione del benessere. È ormai evidente – ha sottolineato – che il rapporto di fiducia tra i calabresi e il servizio sanitario regionale si è interrotto, e va riannodato al più presto attivando tutti gli strumenti utili di partecipazione, mobilitando in primo luogo i sindaci che devono potersi esprime nella programmazione annuale e nella verifica degli obiettivi dei manager”. Di “mancanza di interlocuzione istituzionale” ha parlato il sindaco della Città Metropolitana Giuseppe Falcomatà. Richiamando la vertenza dell’Hospice “Via delle Stelle”, Falcomatà ha lanciato un appello a “tutta la comunità cittadina, affinché sostenga costantemente l’azione degli operatori della struttura e le istituzioni locali in uno sforzo comune volto a scongiurare la cessazione dei servizi assistenziali agli ammalati terminali”. Il consigliere regionale Giuseppe Pedà, dopo avere sottolineato “la negatività delle stagioni commissariali”, ha richiamato l’attenzione “sulla necessità di costruire una rete di interessi sociali vasta e consapevole affinché anche in Calabria si ricostruiscano le condizioni per offrire servizi sanitari efficaci ed efficienti, evitando il così detto turismo sanitario verso altre regioni”. Il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, nel suo intervento conclusivo, ha affermato “come sia ormai necessario ripensare il sistema sanitario italiano, restituendo più poteri di programmazione e di intervento allo Stato. La proposta della ministra Stefani – ha continuato – per un regionalismo differenziato, contiene insidie pericolose per la tenuta della coesione sociale, soprattutto nel Mezzogiorno. La discussione in corso poco o nulla dice sui destini della sanità come valore collettivo del sistema Paese, che invece vorrebbero ‘regionalizzare’ imponendo alle regioni meridionali ed ai loro abitanti ticket di ingresso negli ospedali di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, come se non si trattasse di cittadini italiani. È un indirizzo contro cui ci stiamo battendo, ma l’esito positivo della disputa è anche nella capacità dei calabresi, dei meridionali, di costruire una forte e motivata opposizione contro un’idea del Paese diviso da ‘muri interni’ tra realtà più ricche e territori più poveri”.