“L’1 febbraio è prevista la riapertura delle scuole, ma molti studenti sono contrari. Il motivo? Purtroppo le scuole (anche se attrezzate di misure anti Covid) non garantiscono la giusta sicurezza. La maggior parte degli studenti sono pendolari e ogni giorno affrontano lunghi viaggi per raggiungere la propria scuola e per far ritorno a casa su mezzi affollati, spesso non molto puliti esoprattutto poco arieggiati. La ministra Azzolina ha detto chiaramente che se i contagi cresceranno bisognerà aumentare i mezzi pubblici e diminuire le attività ricreative. Oggi noi ragazzi/e (responsabili) non facciamo attività extrascolastiche, tranne qualche passeggiata sotto casa. I mezzi di trasporto della città di Cosenza e provincia sono mal messi e di certo non possono essere aumentati, visto che spesso saltano le corse. Un ragazzo che vede il pullman pieno deve aspettare il prossimo, ma siccome ci sono pochissimi pullman (4 al giorno) distanti di 2-3 ore l’uno dall’altro, ciò è un grosso problema per noi. Non tutti i genitori hanno la possibilità di accompagnare i propri figli a scuola e quindi i mezzi di trasporto rimangono l’unica soluzione per raggiungere la scuola. Dobbiamo ricordare che i mezzi dell’Amaco di Cosenza sono pochi e fanno un servizio scarso, come possiamo raggiungere la scuola? Inoltre, c’è il problemarimborsi abbonamenti, che non vengono restituiti indietro dalle ditte come dovrebbero fare. ” E’ quanto affermano in una lettera inviata alla redazione del Tg Ten due studentesse, Rita e Martina.
“Ma i mezzi di trasporto- sottolineano- non sono l’unico problema: tralasciando le nuove regole scolastiche in contrasto con quelle vecchie, per noi studenti (di tutte le età) non sarà di certo un bene rimanere fermi nei banchi per 5 ore a scuola con le finestre aperte, l’aula sarà sicuramente arieggiata, ma sicuramente fredda, diventerà dunque un centro di raffreddamento dove i soggetti più deboli saranno soggetti a malanni. Seguendo i protocolli Covid, non si può frequentare la scuola se si ha il raffreddore e si presentano altri sintomi influenzali. Questo porta ad avere diverse assenze (in dadquesto problema non ci sarebbe) e in più l’ansia per il rischio di aver preso e passato il Covid ai propri cari. “
“Libri, quaderni, penne, matite e tutto il materiale che viaggia da scuola a casa con noi- concludono Rita e Martina- è un altro mezzo di diffusione del virus, lo stesso per i nostri indumenti. Fare il tampone in questo caso non può essere un’alternativa, visto che il virus si può prendere da un giorno all’altro e per tutti questi motivi la scuola dovrebbe restare chiusa. Il diritto allo studio non è fermo anzi tramite la DAD l’istruzione non è cessata, ma il diritto alla salute è messo in grave pericolo. I nostri genitori dall’anno scorso ad oggi, facendo molti sacrifici, ci hanno attrezzato a spese loro, e non a spese dello stato o della scuola dai quali non abbiamo visto un centesimo di tutto l’occorrente, come computer, tablet, connessione e via dicendo.Quindi siamo attrezzatissimi per continuare con la DAD, anche perché a nostro avviso sta funzionando più che bene! Poi, in caso di positività nella nostra classe o nel nostro istituto, dovremmo essere sottoposti a tampone, anche questo tutto a spese nostre. Il Comitato tecnico scientifico ha sconsigliato i luoghi chiusi e la scuola risulta essere un luogo chiuso (ma solo perché si chiama scuola ce ne dimentichiamo). Poi in Calabria gli uffici del TAR sono stati chiusi fino ad aprile e le scuole invece vengono riaperte, i contagi stranamente diminuiscono sempre quando è prevista la riapertura delle scuole … Come possiamo notare ci sono molte incongruenze davvero strane! Noi chiediamo semplicemente di dare la possibilità alle famiglie di scegliere individualmente per la salute dei propri figli, se farli continuare in DAD o farli tornare in presenza, perché non è giusto che decida sempre la minoranza per tutti! Siamo in una Repubblica Democratica (o almeno dovremmo) e quindi ognuno deve avere il diritto di decidere per sé! “