“Fateci fare scuola nei beni confiscati alla ‘ndrangheta”. È la proposta di Rosario Pio Macrì, presidente della Consulta studentesca della provincia di Crotone, per far fronte alla carenza di spazi nelle scuole nel territorio dove, secondo i dati forniti dall’Ufficio scolastico regionale, mancano 200 aule per 1.270 studenti. La proposta – riportata sulle pagine del bisettimanale “il Crotonese” – prevede anche la possibilità di fare lezione “nelle strutture sportive, ma anche nei vecchi plessi della provincia in disuso, quelli che hanno chiuso battenti per carenza di alunni”. Il presidente della Consulta – studente del Gravina, una delle scuole messe peggio dal punto di vista strutturale nella provincia – chiede che “nel frattempo vengano collaudati e ultimati gli edifici scolastici nuovi mai utilizzati e la politica si assuma la responsabilità di accelerare le procedure. Siamo consapevoli del pericolo rappresentato dalla pandemia, vogliamo tornare a scuola e siamo felici di poterlo fare finalmente, ma con un po’ di buona volontà possiamo farlo in sicurezza. Come studenti – dice Macrì a il Crotonese – fremiamo all’idea di tornare alla normalità, rivogliamo la nostra vita. Siamo consapevoli che non sarà la scuola che conosciamo, ci aspetta il distanziamento sociale, gli scaglionamenti, le mascherine. Ben venga tutto, però, pur di tornare ad esercitare la nostra libertà, perché andare a scuola come ha detto il presidente Mattarella vuol dire esercitare la nostra libertà. L’insufficienza strutturale, la consapevolezza dell’inadeguatezza delle nostre scuole già prima della pandemia, non può, nonostante questo, non preoccuparci. Sappiamo bene di avere classi pollaio, ma crediamo che questa fase storica può offrirci una grande opportunità per migliorare la scuola, determinare dei cambiamenti dei quali potranno beneficiare anche gli studenti che verranno dopo di noi”. Agli studenti il presidente della consulta di Crotone chiede: “Mai come ora siamo chiamati alla responsabilità, conosciamo il Covid.19, ne parliamo da mesi, non possiamo permetterci di non avere la testa sulle spalle. Stiamo vivendo un’emergenza sanitaria che non si ripeteva dagli anni ’40, questo è il momento di crescere, essere maturi per il bene nostro e di tutti gli altri, per tornare ad essere liberi. Ognuno di noi deve impegnarsi a dare l’esempio rispettando il distanziamento sociale, indossando la mascherina, rispettando e invitando a rispettare le regole. Dobbiamo evitare la superficialità e ricordare che questa malattia attacca anche i giovani”.
Studenti Crotone: “facciamo lezione in beni confiscati”
253
articolo precedente