Carcere a vita per Salvatore Gerace, di 60 anni, per l’omicidio del 18enne Giuseppe Parretta avvenuto il 13 gennaio 2018 a Crotone, la conferma arriva dalla Corte di Cassazione che ha rigettato in toto il ricorso dell’imputato contro la condanna all’ergastolo che gli era stata inflitta nei primi due gradi di giudizio. Dunque la sentenza ora diventa definitiva. La morte del giovane aveva creato sgomento nell’intera comunità pitagorica anche per come maturato. Secondo le ricostruzioni fatte durante il processo, Gerace, già noto alle forze dell’ordine, era ossessionato dall’idea che Giuseppe Parretta lo spiasse per riferire poi a fantomatici individui che avrebbero voluto assassinarlo. Per questo il 13 gennaio del 2018, dopo aver visto arrivare il giovane alla guida di una moto, pensando che il mezzo fosse stato acquistato con i soldi che Giuseppe aveva ricevuto per averlo spiato, Gerace è entrato nella sede dell’associazione Libere Donne presieduta da Caterina Villirillo, madre del ragazzo, ed ha sparato contro Giuseppe prima ferendolo e poi finendolo con un colpo al cuore da distanza ravvicinata. La Cassazione ha rigettato il ricorso di Gerace che puntava ad annullare l’aggravante della premeditazione riconosciuta in primo grado dalla Corte d’Assise di Catanzaro, secondo cui era stato confermato l’omicidio volontario con premeditazione “chiaramente desumibile” dal revolver utilizzato, dal numero di colpi esplosi verso zone vitali, e dalla rapida successione puntando a inibire la vittima, unico maschio in casa, per ridurre le possibilità di reazione e infine dalla dinamica del colpo di grazia. Soddisfatti i familiari e il legale Emanuele Procopio che rappresentava la famiglia di Giuseppe come parte civile: “la giustizia ha fatto il suo corso, ma non possiamo essere contenti perché questa tragedia ha portato via ad una famiglia un ragazzo di 18 anni”. Sui social il post della sorella di Giuseppe Benedetta dopo la pronuncia della Suprema Corte: “adesso puoi riposare in pace”.