Facciamo un po’ di chiarezza su quanto è accaduto nel lungo e complicato pomeriggio di oggi. Procediamo con ordine: alle 16,30 la presidente della Regione, Jole Santelli, informa con una email inviata in redazione che “un primo caso di Covid-19 si è registrato a Cetraro”, è che “stiamo monitorando”. Capite bene che la notizia non è di poco conto, la fonte è autorevole, quindi, il nostro compito è di approfondirla. La prima cosa che facciamo è telefonare al sindaco della città tirrenica Angelo Aita, il quale conferma di essere a conoscenza della vicenda, ed aggiunge che l’uomo di cui si parla, è giunto a Cetraro in bus domenica mattina, che abita a Casal Pusterlengo e che, per motivi di salute, è costretto, da tempo, a frequentare gli ospedali ubicati nella cosiddetta “zona rossa”. Racconta, inoltre, che il suo concittadino ha deciso di far ritorno nel paese natio per un breve soggiorno, dopo essersi assicurato di poter svolgere un ciclo di trattamenti medici nell’ospedale cittadino. Il luogo di provenienza dell’uomo, spingono il primo cittadino a consigliare ai familiari dello stesso un periodo di “isolamento volontario”, per come prescrive il decreto emesso dalla presidente della Regione. Annotiamo il racconto del sindaco di Cetraro, e continuiamo a “scavare” per aggiungere altri particolare alla vicenda. E visto che Aita ci aveva informato della necessità dell’uomo di far ricorso alle cure nel nosocomio cittadino, contattiamo il direttore sanitario del presidio, il dr. Cesareo che, non solo conferma, ma aggiunge altri particolari “lunedì scorso- spiega- ho informato l’Azienda della presenza di questo signore proveniente dalla Lombardia, area interessata dal focolaio del virus, in ospedale, e che vi era la necessità di sottoporlo al test”. Operazione che, dopo qualche difficoltà, avviene proprio grazie alle pressioni del direttore sanitario. La prima valutazione dà esito positivo, ma Cesareo dice di essere in attesa dell’esito di una seconda valutazione ” tra qualche ora sapremo se l’uomo ha contratto il virus”. Passano una manciata di minuti e il direttore sanitario ci invia un sms ” risultato negativo”. Decidiamo a questo punto di scrivere il pezzo per il nostro tg, e dopo aver fatto ulteriori verifiche, optiamo per il taglio da “scampato pericolo”. Ma prima di andare in onda, riceviamo la telefonata della dr.ssa Giraldi, dirigente medico del reparto di virologia dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza. La dirigente smentisce la “negatività del test”, così come smentisce l’espletamento di “un secondo test”. E’ che “l’uomo è risultato essere positivo al coronavirus”, ci dice, inoltre, che il risultato dell’esame espletato a Cosenza “è stato inviato all’Istituto Superiore di Sanità per un’ulteriore valutazione”, ma solo perché lo prevede il protocollo. Questa è la storia (in sintesi) del lungo pomeriggio vissuto in redazione, tra decine di telefonate e verità contrastanti.
Covid-19: il lungo pomeriggio in redazione
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