Bancarotta e autoriciclaggio, sequestrato un milione di euro

Isabella Roccamo

Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. E’ l’accusa rivolta a tre persone residenti nelle province di Reggio Calabria, Cosenza e Pisa contenute in un’ordinanza, notificata agli interessati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con la quale viene disposta l’applicazione di misure interdittive del divieto di esercitare la professione di impesa e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un milione 146 mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Quaranta, su richiesta della Procura diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri nell’ambito di un’operazione coordinata dall’Aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Nunzio De Salvo e rappresenta l’epilogo di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria in relazione alle condotte illecite realizzate mediante una società operante nella commercializzazione di opere d’arte sul territorio nazionale, dichiarata fallita dal Tribunale di Reggio Calabria.
L’attività investigativa ha riguardato oltre dieci anni di attività e ha permesso d’individuare consistenti prelievi di denaro contante e ingiustificati ordini di bonifico in proprio favore, per un totale complessivo di circa un milione 150 mila euro. I tre indagati, secondo quanto emerso, dopo aver distratto le somme dalla vecchia compagine, hanno costituito una società esercente la medesima attività economica che, nel tempo, si è sostituita in continuazione alla fallita che, nel frattempo, era stata artificiosamente ceduta ad un prestanome nullatenente domiciliato a Reggio Calabria. Con il coinvolgimento di altri soggetti, la società fallita è diventata contenitore dell’indebitamento ed è stata svuotata di tutto l’attivo patrimoniale. Gli approfondimenti hanno permesso di ricostruire sponsorizzazione fittizia di una società di calcio dilettantistica operante nella zona nord della città di Reggio Calabria, riconducibile ad uno dei tre sodali per circa 150 mila euro attuata al solo scopo di giustificare l’uscita di liquidità dalle casse della società.

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