“La Suprema Corte di Cassazione, all’esito dell’udienza che si è tenuta ieri dinanzi alla sesta sezione penale, ha rigettato il ricorso proposto dalla Procura di Lamezia Terme avverso le ordinanze del Tribunale della Libertà di Catanzaro che, per la seconda volta, ha annullato il decreto di sequestro emesso dal Gip di Lamezia Terme della somma di circa 300 mila euro nei confronti di Alberto Statti e della società Cooperativa Agricola Lenti”. Lo afferma in una nota lo stesso Statti. “Anche il procuratore generale presso la Suprema Corte – prosegue Statti, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio perché avrebbe costretto i 23 dipendenti della propria azienda ad accettare retribuzioni inferiori di quelle risultanti in busta paga – ha chiesto il rigetto del ricorso presentato dalla Procura di Lamezia Terme, ritenendolo infondato. La Suprema Corte ha accolto la richiesta dei difensori, avvocati Antonio Mazzone, Foro di Locri e Franco Giampà, Foro di Lamezia Terme, dichiarando il ricorso inammissibile. Diventa così definitivo il dissequestro disposto dal Tribunale di Catanzaro, già una prima volta nel mese di settembre 2017 e poi ripetuto una seconda volta, a seguito di annullamento con rinvio della Cassazione, ed ora confermato dal Supremo collegio. Quest’ultimo, prima ancora di definire la vicenda del sequestro della somma di 300mila euro, aveva in precedenza confermato l’annullamento, deciso dal Tribunale di Catanzaro, sempre nel mese di settembre 2017, della misura cautelare personale interdittiva anch’essa adottata nei confronti di Alberto Statti”. “Continuo a credere fermamente nell’operato dei magistrati – conclude Statti – e attendo fiducioso che la giustizia faccia il suo corso”