Beni per oltre 50 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cosenza ha sottoposto a sequestro, nell’ambito di accertamenti economico-patrimoniali delegati dalla Dda di Catanzaro a Luigi Spadafora, 70 anni, e i figli Pasquale, di 45, Rosario 34 e Antonio 38, di San Giovanni in Fiore (CS), ritenuti affiliati di spicco della cosca Farao-Marincola della provincia di Crotone. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale ai fini antimafia, emessa dal Tribunale di Catanzaro – Seconda Sezione Penale.
Secondo quanto è emerso nel processo “Stige”, la famiglia Spadafora, tramite le imprese gestite, gestiva, in regime di monopolio , l’offerta di legname e prodotti derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano. Facendo leva sull’appartenenza alla ‘ndrina di San Giovanni in Fiore ed in virtù della forza intimidatoria che da ciò ne deriva, avrebbero costituito un vero e proprio cartello di controllo mafioso dei boschi, manipolando ed indirizzando le gare d’appalto boschive con metodi mafiosi, attraverso danneggiamenti alle ditte che non si allineavano alle direttive imposte dalla criminalità organizzata.
Grazie alla gestione dei boschi della Sila, gli Spadafora sarebbero stati utilizzati per garantire, negli anni, la latitanza di elementi di spicco della cosca Farao-Marincola a cui, di fatto, facevano capo. Per queste accuse, nello scorso nel febbraio gli Spadafora sono stati condannati, dal Tribunale di Crotone, a più di 60 di carcere. Su di loro grava anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, ancora da scontare poiché detenuti. I finanzieri, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti degli appartenenti alla cosca condannati, nonché dei loro congiunti, esaminando e approfondendo le loro variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 2005 al 2017. Il lavoro svolto avrebbe evidenziato una continua e crescente sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati negli anni dagli interessati ed i loro rispettivi patrimoni immobiliari, mobiliari e finanziari, accumulati nel tempo.
Tra i beni sequestrati, 6 complessi aziendali (di cui 3 società, 2 ditte individuali, un’azienda agricola e partecipazioni societarie), 203 immobili (tra terreni e fabbricati), 60 automezzi (autovetture, autocarri, rimorchi e mezzi agricoli), nonché quote societarie e disponibilità finanziarie di varia natura fra cui conti correnti bancari, titoli azionari, buoni fruttiferi, libretti di risparmio e assicurazioni.