A pochi giorni dal provvedimento emesso dal Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sulla sospensione delle attività lavorative in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12.30 alle 16, la Cgil e Fillea Calabria tornano sull’argomento. Sollecitando maggiori controlli per far rispettare l’ordinanza e adesione delle aziende.
Lo ripetono a gran voce il segretario generale Cgil Calabria, Angelo Sposato, e il suo omologo Fillea Cgil Calabria, Simone Celebre: “Abbiamo constatato in queste settimane in cui abbiamo affrontato più volte il tema e informato cantiere per cantiere dei rischi da stress termico e degli strumenti a disposizione per salvaguardare lavoratori e imprese, che i grandi gruppi hanno avviato la cassa integrazione lì dove non sono riusciti a rimodulare gli orari di lavoro e che molti piccoli cantieri si stanno fermando nelle ore più calde. Molti altri però, invece, continuano a impiegare i lavoratori anche nella fascia oraria sulla quale vige il veto dell’ordinanza regionale”.
Le temperature alte non permettono distrazioni. “Un simile comportamento è inammissibile – continuano – visti i picchi di temperatura raggiunti che, oltre a rappresentare una chiara e severa avvisaglia della crisi climatica in corso, possono avere gravi conseguenze sui lavoratori. Ecco perché invitiamo i lavoratori a segnalarci quanto previsto dall’ordinanza regionale non venga messa messo in pratica sul loro posto di lavoro onde consentirci di potere intervenire a salvaguardia della loro dignità e salute”.
Critica la Cgil anche sul decreto lavoro inerente all’emergenza caldo: “Il ministero ha redatto un Protocollo su misure normate dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e linee guida senza nessun elemento per renderle esigibili e vincolanti. Non è questa la strada per invertire la rotta. La cassa integrazione non può essere in questi frangenti una facoltà ma deve essere – concludono Sposato e Celebre – un obbligo lì dove non si riescano a rimodulare gli orari di lavoro e a preservare i lavoratori”.