È in corso, dalle prime ore di questa mattina, una vasta operazione della Polizia di Stato di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, finalizzata all’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di altrettanti soggetti di Gioia Tauro ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, del tipo cocaina, hashish e cannabis sativa, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione ed altri reati.
I poliziotti del commissariato di Gioia Tauro e della Squadra mobile della questura di Reggio Calabria, coadiuvati dagli equipaggi del Reparto prevenzione crimine e dalla Squadra mobile di Udine, stanno eseguendo anche perquisizioni domiciliari a carico degli indagati con l’impiego di oltre 200 agenti. Sequestrati ingenti quantitativi di droga, di armi, e localizzate piantagioni di cannabis sativa, anche in pieno centro a Gioia Tauro.
I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, del procuratore della Repubblica aggiunto Calogero Gaetano Paci, del questore di Reggio Calabria Bruno Megale, dei dirigenti della Squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro.
Personaggio-chiave e punto di partenza delle investigazioni si è rivelato il 64enne boss dell’omonima consorteria mafiosa, arrestato oggi, gravato da numerosi precedenti, ritenuto elemento di spicco delle ‘ndrine federate, in nome e per conto delle quali egli ha sempre operato, particolarmente attivo a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, quando guerre di mafia seminavano il terrore nelle strade dei principali centri della Piana di Gioia Tauro. L’attività investigativa ha dimostrato l’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, le cui condotte tipiche sono state contestate all’establishment di un sodalizio criminale ben più ampio, altrettanto pericoloso, numeroso ed efficientissimo che a sua volta ha dimostrato il controllo di una interconnessa associazione per delinquere precipuamente finalizzata al narcotraffico finalizzata anche al compimento di altri gravi reati che, durante le investigazioni, sono stati accertati attraverso riscontri probatori obiettivi e solidi.
Grazie all’attività investigativa il “Rione Marina” ed il “Lungomare” di Gioia Tauro sono stati monitorati, per oltre un biennio, permettendo di ricostruire l’organigramma della ‘ndrina De Maio-Brandimarte e dimostrare, appunto, che il “Rione Marina” ed il “Lungomare” di Gioia Tauro fossero stati eletti a “quartier generale” ed “enclave” della consorteria mafiosa, perché luogo ideale per intrattenere incontri riservati tra appartenenti al sodalizio, ricevere boss, gregari e personaggi di rilievo di altre articolazioni ‘ndranghetiste, anche in pieno giorno, approfittando della protezione che i suddetti luoghi hanno offerto, anche grazie alla tacita connivenza degli abitanti. Grazie alle video-riprese, sono stati documenti veri e propri summit finalizzati alla gestione del narcotraffico sul territorio (rivelatasi la principale fonte reddituale della consorteria) e volti a disporre la spartizione dei territori, alla risoluzione delle problematiche nei rapporti interpersonali, tra appartenenti allo stesso schieramento, ovvero nei rapporti con altre ‘ndrine operanti nella zona.
Durante l’espletamento delle attività tecniche, le conversazioni si sono svolte riservatamente, sovente sottovoce e con fare circospetto, a testimonianza dell’alto livello di organizzazione raggiunto dalla ‘ndrina De Maio-Brandimarte che aveva la disponibilità di un quantitativo elevato di armi e trafficava stabilmente nel settore degli stupefacenti, trattando cocaina, hashish e cannabis sativa. Nei siti d’incontro del Lungomare di Gioia Tauro e del “Rione Marina” gli esponenti della ‘ndrina ricevevano gli appartenenti ad altre ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro, certificando, così, il riconoscimento di quest’ultima da parte delle cosche storiche della ‘ndrangheta: gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola e i Bellocco di Rosarno, tanto che tutti hanno inviato i propri emissari a Gioia Tauro.
Nel corso delle indagini i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro hanno arrestato in flagranza di reato 16 soggetti indagati e sequestrato cospicui quantitativi di droga ed armi. Dopo le formalità di rito ed il foto-segnalamento, gli arrestati sono stati tradotti presso le case circondariali preventivamente dichiaratesi disponibili, anche in relazione al rispetto delle normative sul contenimento pandemico da SarsCov 2, ovvero, per i due destinatari della misura degli arresti domiciliari, presso le rispettive dimore.