Otto dipendenti costrette a lavorare in condizioni di sfruttamento. Nel corso della mattinata odierna, i finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro stanno dando esecuzione ad una misura cautelare personale e reale emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Lamezia, Rossella Prignani, nei confronti di due persone, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto della “Rusticherie Mediterranee di G.S. snc” all’interno del centro commerciale, ritenuti responsabili del reato di sfruttamento del lavoro.
In particolare, i militari delle Fiamme Gialle lametine, guidati dal tenente colonnello Luca Pirrera, stanno notificando l’applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività d’impresa o uffici direttivi di persone giuridiche e di imprese nei confronti di G.S., 70 anni, di Pianopoli e M.A., 73 sempre di Pianopoli, nonché il decreto applicativo della misura del controllo giudiziale dell’attività commerciale. Le indagini rientrano nel più ampio progetto investigativo, studiato dalla Procura della Repubblica di Lamezia e dalla Guardia di Finanza (denominato operazione “articolo 36”) attraverso il quale si intende fronteggiare il pervasivo fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori. Contemporaneamente, i finanzieri stanno eseguendo il sequestro preventivo di circa 187.000 euro, costituenti il profitto del reato.
L’operazione odierna giunge all’esito di complesse indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Lamezia, Salvatore Curcio e dal Sostituto Procuratore Santo Melidona, dalle quali è emerso che gli indagati dal 2016 hanno impiegato manodopera per lo svolgimento dell’attività di commercio della loro azienda sottoponendo otto dipendenti a condizioni di sfruttamento, corrispondendo loro retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, violando la normativa relativa all’orario di lavoro e approfittando del loro stato di bisogno derivante dall’assenza di ulteriori opportunità occupazionali.
In particolare, le dipendenti dell’esercizio commerciale sono state assunte con contratto part-time che prevedeva prestazioni lavorative pari a 20/25 ore settimanali per le quali venivano retribuite. In realtà effettuavano 48/55 ore di lavoro a settimana, compresi anche i giorni festivi per i quali non sarebbe stata corrisposta alcuna indennità. Inoltre, sarebbero state costrette a rinunciare alla metà dei giorni di ferie previsti ed alla 14esima mensilità attraverso minacce, in alcuni casi esplicite, di licenziamento laddove non avessero accettato tali condizioni. Attraverso la verifica della documentazione contabile sequestrata presso l’azienda, i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia hanno accertato che le buste paga delle dipendenti venivano formate con modalità fraudolente poiché sulle stesse veniva certificata l’esecuzione di prestazioni lavorative in misura inferiore rispetto a quelle effettivamente svolte, nonché retribuzioni e ferie delle quali di fatto non godevano.
Per tale ragione gli imprenditori sono indagati anche per il reato di autoriciclaggio in quanto hanno reimpiegato il denaro costituente il profitto delle condotte di sfruttamento del lavoro nell’attività imprenditoriale della società, ostacolando l’identificazione della sua provenienza delittuosa attraverso l’utilizzo delle predette buste paga artatamente formate allo scopo. È stata, inoltre, contestata la responsabilità amministrativa della società poiché i due imprenditori hanno commesso i reati contestati a vantaggio dell’impresa nei confronti della quale è stato disposto il controllo giudiziario.