Associazione di tipo mafioso, estorsioni, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di beni e valori aggravato dall’agevolazione mafiosa: sono i reati contestati ai boss e ai gregari delle principali cosche del mandamento centro. Sono 28 le misure cautelari eseguite, di cui 25 in carcere e tre ai domiciliari, nel corso dell’ operazione “Metameria” coordinata della Dda di Reggio Calabria. L’inchiesta ha avuto origine dalle indagini avviate all’indomani della scarcerazione di Filippo Barreca, boss della cosca operante nel quartiere di Pellaro e Bocale. Barreca, finito ai domiciliari, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, è tornato sul proprio territorio e ha ripreso il ruolo di vertice assumendo la responsabilità del gruppo per la finalizzazione delle attività illecite, curando anche i rapporti con gli imprenditori collusi, ordinando atti intimidatori e ritorsioni in danno di commercianti ed imprenditori inadempienti alle richieste estorsive. Inoltre, si è occupato del mantenimento degli appartenenti alla cosca detenuti, ha impartito ordini e dato indicazioni riuscendo anche ad eludere le prescrizioni di detenzione domiciliare, pianificando l’esecuzione, le esazioni e la distribuzione dei proventi estorsivi. Dda e carabinieri sono riusciti a censire i rapporti di cointeressenza criminale della ‘ndrangheta di Pellaro con i vertici delle maggiori articolazioni della ‘ndrangheta reggina quali i Labate, gli “arcoti” Condello e De Stefano, le famiglie di ‘ndrangheta di Santa Caterina e dei Ficara-Latella di Croce Valanidi.
‘Ndrangheta: 28 arresti a Reggio Calabria
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