Associazione di tipo mafioso armata, omicidio plurimo, concorso esterno in associazione mafiosa, e altri reati aggravati dalle modalità e finalità mafiose, quali estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapina, reati in materia di armi: sono i reati contestati a 14 indagati – di cui 13 in carcere e uno ai domiciliari – nell’ambito dell’operazione condotta dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Vibo Valentia – con il supporto in fase esecutiva dai militari dei Comandi Provinciali Carabinieri di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino – e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, Gli indagati sono, complessivamente, 26. L’inchiesta che ha portato ai 14 arresti riguarda attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà. Sono in corso perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta dei sostituti procuratori della Dda, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla.
Le indagini
L’indagine si è sviluppata mediante attività tecnica, servizi di OCP per i riscontri “sul campo”, acquisizioni e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri, e anche con l’attivazione degli strumenti della cooperazione internazionale, tra cui la Squadra Investigativa Comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di
EUROJUST e quello di EUROPOL. Gli elementi indiziari acquisiti avrebbero delineato il protrarsi, nonostante precedenti provvedimenti giudiziari, dell’operatività, nell’area delle “Preserre” vibonesi, della cosca di ‘ndrangheta ricompresa nel “locale dell’Ariola”, con proiezioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania.
La gravità indiziaria ha riguardato il presunto attuale assetto del sodalizio, che si sarebbe determinato dopo un cruento scontro con altro gruppo, nell’alternanza degli equilibri criminali, anche con riti di affiliazione avvenuti durante lo stato di detenzione, dimostrando in tal modo la presunta perseverante capacità di penetrazione della ‘ndrina all’interno degli istituti carcerari.
In tale contesto, la gravità indiziaria, avrebbe riguardato anche il triplice omicidio di mafia, commesso il 25 ottobre 2003 Gerocarne (VV) e noto come “Strage dell’Ariola”, inserito all’interno di una lunga faida sanguinosa tra famiglie
rivali che si contendevano l’egemonia criminale sul territorio.
Eseguiti anche numerosi decreti di perquisizione nei confronti di ulteriori persone per le quali si è
ipotizzato il coinvolgimento nelle vicende illecite investigate, alcune delle quali con dimora in altre regioni del territorio nazionale (Abruzzo e Piemonte) e altre anche in Svizzera, procedendosi per questi ad attivare gli strumenti della cooperazione internazionale.