‘Ndrangheta, Belsito ucciso per una relazione extraconiugale: 6 arresti a Vibo

Red02

Sei arresti sono stati disposti dalla Dda di Catanzaro per l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso il 18 marzo del 2004 a Pizzo Calabro lungo la via Nazionale. Un delitto ricostruito dai Carabinieri grazie al contributo del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, che con tale omicidio si alleò definitivamente al clan Bonavota di Sant’Onofrio. La Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ha fatto luce anche sull’efferato omicidio del 34enne. All’esito delle indagini esperite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, il GIP del Tribunale di Catanzaro, validando l’elaborato accusatorio dell’autorità giudiziaria inquirente, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone, ritenute, a vario titolo, responsabili in concorso del reato di omicidio.

I militari del Nucleo investigativo, nelle prime ore della giornata, hanno dato esecuzione al provvedimento nei confronti di Nicola Bonavota, 44 anni; Domenico Bonavota 41 anni (catturato a Sant’Onofrio, in un covo, dagli stessi carabinieri la scorsa estate, dopo  quasi due anni di latitanza), Onofrio Barbieri, 40 anni, Francesco Salvatore Fortuna, 40 anni, Salvatore Mantella, 46 anni, mentre risulta latitante il 47enne Pasquale Bonavota, già colpito da numerosi altri gravi provvedimenti ristrettivi.

Era la sera del 18 marzo 2004, a Pizzo, quando Domenico Belsito, nei pressi di un bar, appena sceso dalla sua auto è stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre i sicari facevano perdere le loro tracce a bordo di un’autovettura, risultata rubata e rinvenuta, ancora in fiamme, a pochi chilometri di distanza, nei pressi di una masseria. La vittima, dopo alcuni giorni di agonia e nonostante i tentativi disperati dei sanitari dell’Ospedale Civile di Vibo Valentia, è deceduta il primo aprile. La sentenza di morte era stata eseguita perché il Belsito, appartenente alla Locale di Sant’Onofrio e già sposato, avrebbe intrattenuto una relazione extraconiugale con la sorella di un altro affiliato.

Il lavoro investigativo, ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nonostante il lungo arco di tempo trascorso dall’efferato evento, che scosse all’epoca la tranquilla cittadina napitina, ha individuato nei vertici della Locale Sant’Onofrio i mandanti e negli elementi dell’emergente gruppo criminale di Andrea Mantella (oggi collaboratore di giustizia) gli esecutori materiali del brutale omicidio, maturato nell’ambito di logiche di scambio, finalizzate a sancire l’alleanza tra i due sodalizi ‘ndranghetistici.

La spedizione di morte, infatti, ha fatto seguito, a pochi giorni di distanza, al raid punitivo eseguito da killer della Locale di Sant’Onofrio presso l’abitazione di Antonio Franze’, classe ‘55, rimasto ferito alla spalla destra, da colpi di arma da fuoco e ritento reo di avere mancato rispetto del Mantella, sminuendone in città la reputazione. Anche del tentato omicidio, secondo il richiamato provvedimento giudiziario, dovranno rispondere i soli Mantella, Fortuna e Domenico Bonavota.

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