Regge l’impianto accusatorio nel processo Rinascita Scott, celebrato con rito abbreviato davanti al Gup distrettuale di Catanzaro Claudio Paris: solo una decina le assoluzioni su 90 imputati. La sentenza è arrivata a due anni di distanza dal maxiblitz che ha visto oltre 300 arresti il 19 dicembre del 2019. Le pene più pesanti, 20 anni di reclusione, per Domenico Macrì, Francesco Antonio Pardea, di Vibo Valentia, Pasquale Gallone di Nicotera, ritenuto il braccio destro del boss Luigi Mancuso, che ha scelto invece il rito ordinario. Condannato a 13 anni e 4 mesi Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, ritenuto il “ministro dei lavori pubblici” della ‘ndrangheta vibonese. Le assoluzioni riguardano figure marginali dell’operazione, ad eccezione dell’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda per il quale erano stati chiesti 10 anni. Riconosciuta l’operatività dei clan Lo Bianco-Barba-Pardea di Vibo Valentia, Mancuso di Limbadi, Fiarè-Gasparro-Giofrè di San Gregorio d’Ippona, Accorinti di Zungri. Ma soprattutto riconosciuta l’unitarietà della ‘ndrangheta vibonese. Una sentenza storica letta dal Gup alla presenza in aula del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dei pm della Dda Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso. Le condanne sono già scontate di un terzo della pena per via della scelta del rito abbreviato.