OMICIDIO GIOFFRÈ, RESTA IN CARCERE TIZIANA MIRABELLI

Redazione

Lo scambio di  messaggi whatsapp e facebook  si è rivelato un boomerang per Tiziana Mirabelli, la donna accusata di aver ucciso con 36 coltellate Rocco Gioffrè il 14 febbraio scorso nella palazzina di via Montegrapa a Cosenza. Il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare, basandosi anche sull’analisi delle chat prodotte dalla difesa della donna che ha fatto emergere una natura del  rapporto in essere tra i due ben diversa da quella raccontata in sede di interrogatorio. Tiziana Mirabelli confessando il delitto aveva detto di aver agito per legittima difesa contro un uomo che la tormentava con continue richieste morbose e che la teneva sotto controllo mediante alcune microspie installate nella sua abitazione. Alcuni messaggi estrapolati dalle conversazioni mostrano invece l’interesse della Mirabelli a tenere vivo il rapporto con Gioffrè anche dinanzi al suo distacco, le richieste di affetto sarebbero quanto meno reciproche.

La 47enne non sarebbe dunque stata sopraffatta o molestata dall’anziano, anzi, proprio nei giorni precedenti al fatto di sangue avrebbe insistito per riallacciare il rapporto, raffreddatosi per volontà dell’uomo. “Facciamo pace”, “mi manchi” “ti ho aperto la porta”, queste alcune delle frasi contenute nei messaggi inviati dalla donna all’uomo nelle 48 ore precedenti all’omicidio richieste di attenzioni e proposte di incontro che mal si conciliano con l’atteggiamento descritto dalla difesa di una donna che voleva sfuggire al proprio aguzzino, ma delineano un «complesso quadro di rapporti tra il Gioffrè e la donna che resta rinchiusa nel carcere di Castrovillari

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