Il consigliere comunale di Reggio Calabria Antonino Castorina, del Pd, arrestato il 14 dicembre scorso per plurime fattispecie di falsità in atto pubblico e reati elettorali nell’ambito di un ‘inchiesta sullo svolgimento delle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre nella città calabrese dello Stretto, ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame. L’udienza è fissata per domani mattina. Castorina, sospeso dal partito, sarà assistito dagli avvocati Natale Polimeni e Francesco Calabrese. Dopo l’interrogatorio di garanzia, in cui Castorina si è avvalso della facoltà di non rispondere, i suoi legali chiederanno la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e dei pm Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo. Da circa tre settimane ai domiciliari, il consigliere comunale Castorina è il principale indagato dell’inchiesta della Digos da cui è emerso che almeno un centinaio di anziani hanno votato a loro insaputa alle ultime elezioni comunali di settembre. Anziani per i quali, stando alle indagini, Castorina e altri indagati avrebbero ritirato nei giorni precedenti al voto i duplicati delle tessere elettorali.
Secondo la questura, infatti, il consigliere comunale “ha preordinato una filiera di azioni illegali”. Gli investigatori, inoltre, hanno evidenziato “l’assoluta inadeguatezza di talune strutture dedicate alla funzione elettorale e demografica”. In sostanza la Digos bacchetta gli uffici comunali il cui “funzionamento è apparso il più delle volte attestato su procedimenti arcaici, grossolani e manchevoli quand’anche fuori dall’egida delle disposizioni normative”. Per inquirenti “non è possibile trascurare che quanto emerso rischi seriamente di riverberare in maniera speciosa e profondamente esiziale su tutta la comunità di riferimento, di fatto esasperando il gap tra le istituzioni e il cittadino, in un momento storico, quale quello attuale, in cui il collante di tale rapporto è già inficiato da populismi e perniciose illazioni. Gettare discredito sulla regolarità del voto rischia di minare alla base la stessa essenza della democrazia rappresentativa, con un vulnus irresponsabile nella fiducia accordata ai propri amministratori”.