Ha preso il via stamani, nell’aula bunker di Rebibbia a Roma – in attesa che sia ultimata l’aula bunker a Lamezia terme – l’udienza preliminare della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta Rinascita-Scott, coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Ros e di Vibo Valentia.
Gli imputati sono 452 mentre altri 4 hanno chiesto il giudizio immediato e tra loro l’ex parlamentare di Forza Italia e avvocato Giancarlo Pittelli. In aula è presente il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ed il pool antimafia – Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Andrea Mancuso – che ha coordinato le indagini svolte dai carabinieri. Alla sbarra boss e gregari di tutte le cosche di ‘ndrangheta del vibonese ma anche imprenditori, uomini dello Stato, colletti bianchi, massoni. Un vero e proprio “sistema” ordito per controllare e gestire il territorio.
Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di ben 438 capi di imputazione. L’accusa ha individuato 224 parti offese che potrebbero diventare altrettante parti civili nel processo.
E proprio la costituzione di parte civile sta occupando gran parte della prima udienza. Tra queste vi sono i Comuni del Vibonese, la Regione Calabria, la Prefettura di Vibo, il ministero della Giustizia e privati, imprenditori vessati dalle cosche, taglieggiati, sottoposti a minacce e danneggiamenti.
L’inchiesta ha colpito tutte le cosche del Vibonese, a cominciare dai Mancuso di Limbadi e poi i La Rosa, di Tropea; la consorteria Fiarè-Razionale-Gasparro a capo della locale di San Gregorio d’Ippona; i Lo Bianco-Barba e i Camillo-Pardea di Vibo Valentia città; gli Accorinti di Zungri; i Piscopisani a capo della locale di Piscopio; i Bonavota di Sant’Onofrio; i Cracolici di Filogaso e Maierato; i Soriano di Filandari, Ionadi e San Costantino; i Pititto-Prostamo-Iannello della società di Mileto; i Patania della locale dominante a Stefanaconi. Nomi noti nel panorama criminale nazionale e internazionale, finiti più volte nelle varie operazioni antimafia che hanno colpito la ‘ndrangheta Vibonese che dalla Calabria estende le sue ramificazioni fino alle regioni del nord Italia e nel resto d’Europa grazie soprattutto al traffico di droga.
“La pietra angolare nella conoscenza della ‘ndrangheta e di questa nuova frontiera del crimine di matrice calabrese che si serve dei colletti bianchi per gestire il potere”. Così il procuratore di Catanzaro Nicola
Gratteri ha definito il processo Rinascita Scott. “In questo processo – ha aggiunto il magistrato, presente nell’aula bunker di Rebibbia – c’è un’altissima percentuale di quella che convenzionalmente viene definita zona grigia, colletti bianchi. Ci sono molti professionisti, molti uomini dello Stato infedeli che hanno consentito anche a questa mafia di pastori, con la forza della violenza e con i soldi della droga, di essere oggi mani e piedi nella pubblica amministrazione e nella gestione della cosa pubblica”.