Sempre attenta ai nuovi fenomeni editoriali e a discutere sui numerosi spunti di riflessione provenienti dall’ambito sociale, economico e antropologico della società odierna, l’associazione culturale Confluenze presenta il romanzo di Ciro Lenti, “Il volo della talpa – abderitica di un insolvente”. L’appuntamento si terrà a Rende (CS) il prossimo giovedì 31 marzo, alle ore 17.30, presso la Sala Tokyo del Museo del Presente, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Ad aprire l’incontro culturale con l’autore, introdotto e moderato dalla giornalista-scrittrice e conduttrice del Tg TEN, Rosalba Baldino, saranno l’assessora alla cultura della Città di Rende, Marta Petrusewicz, e la presidente di Confluenze, Francesca Daniele. Durante la presentazione del romanzo dialogheranno con l‘autore Ciro Lenti: il giornalista e scrittore romano, nonché vice-caporedattore della testata nazionale TG2000, Saverio Simonelli; la vicepresidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, Ilaria Summa; la scrittrice e docente Unical, Francesca Veltri, che ha anche curato la prefazione del libro. La presentazione del libro sarà impreziosita dalle note della talentuosa violinista Arianna Luci e dalla lettura di un dialogo tratto dal romanzo, a cura degli attori del settore teatrale di Confluenze, Gabriella Donnici e Marco Tiesi. “Il volo della talpa”è stato pubblicato a gennaio 2022 dalla Luigi Pellegrini Editore e ha già ricevuto due importanti riconoscimenti nell’anno 2019 in qualità di testo inedito. Nel mese di luglio dello stesso anno il testo ha ricevuto la Segnalazione del Comitato di Lettura del “Premio Calvino” con la seguente motivazione: “per la vivezza di lingua, la godibilità e l’originalità di una costruzione narrativa in cui il protagonista incompetente della vita diventerà ironicamente uno che dei fallimenti degli altri riuscirà a vivere”. Subito dopo, nel mese di settembre, ottiene anche il secondo posto nel Premio internazionale Lexenia Arte e Giustizia con la seguente motivazione: “per l’originalità, la modalità di espressione e il valore del messaggio comunicato”. Il libro descrive i momenti che preludono all’udienza a carico di “un piccolo imprenditore, in un vecchio macello, per quel giorno adibito a tribunale” che “attende che il giudice si pronunci sull’istanza di fallimento avanzata dai suoi creditori”. Gli fa da cornice narrativa un impietoso coro di voci di un intero paese che racconta e giudica. Ad assisterlo un legale donna, al nono mese di gravidanza, dal carattere scostante e dall’umore mutevole. La storia si snoda in un botta e risposta tra cliente e avvocato, entrambi prossimi a un drammatico capolinea. Il dissesto finanziario si intreccia a quello esistenziale mentre, nella concitazione del momento, la paventata udienza assume sempre più i contorni dell’ultima spiaggia: “o salvarsi o fallire”. Il protagonista rivendica una sentenza che tenga conto del sistema che lo ha portato allo stato di “insolvente” e che guardi non solo all’io con le sue attitudini, conoscenze e competenze, ma anche al mondo con il quale egli si relaziona: un mondo inclemente che prende vita nei commenti che si intersecano alla voce dell’io narrante, Anacleto, detto Nanni; commenti impietosi che condannano il povero protagonista ancor prima dell’emissione del verdetto. E sarà proprio lo stesso Nanni che spiegherà amaramente il termine “insolvente”, che deriva da solvens, che in latino significa liberare, mentre il prefisso “in” significa “non”, quindi non libero.
Dice Francesca Veltri nella prefazione: “…Se non è in grado di liberarsi dalle catene dell’insolvenza, Nanni sarà un fallito, condannato a mancare la propria parte sul grande palcoscenico del mondo”.
Nella postfazione del libro, la ricercatrice sociale Carla Sannicola, afferma: “Quest’opera, che definirei “letteral-teatrale”, non può che condurre il lettore in un viaggio introspettivo che oscilla dall’analisi macro-economica dei sistemi economico-istituzionali e socio-culturali contemporanei, alla scoperta di un’antropologia “intimistica” legata al protagonista, che impersona la parabola soggettiva discendente dell’uomo contemporaneo nella società dell’incertezza e della complessità”.
Il libro,come afferma l’autore ha preso spunto dalla sua esperienza di avvocato, in particolare da un caso che aveva seguito personalmente.
Ma lo spettro del fallimento, di cui parla Ciro Lenti, non è solo quello economico ma viene vissuto dal protagonista in una sorta di corto circuito, come quello della propria sconfitta esistenziale.