Le immagini scolpite nella coscienza collettiva dei “volti tristi e sfigurati” dei deportati e le loro “urla disperate”, per una ferita sempre aperta, “una tempesta, bestiale e forte” di “intolleranza e inciviltà”; e, su tutto, il monito al “mondo dei viventi affinché stia attento e vigile a che il dramma non si ripeta”. C’è tanta passione civile ma anche un acuto lirismo nei versi che compongono “Shoah”, la poesia che Salvatore Munizza ha composto quasi di getto in occasione della giornata della memoria e di cui ha voluto fare dono al Presidente della Repubblica. Un gesto che il Capo dello Stato, come si legge in una lettera recapitata all’autore dal Quirinale, ha “apprezzato” per una “toccante poesia” che “contribuisce a tenere vivo il ricordo, soprattutto nelle nuove generazioni, delle tragiche vicende della Shoah e dei campi di concentramento”. Munizza, ingegnere in pensione, già dirigente di Rete Ferroviaria Italiana, vive a Taverna e ha al suo attivo un’intensa produzione poetica. Nel 2012 ha pubblicato la silloge “Insisto perché esisto” e, tre anni dopo, si è cimentato anche con la prosa con il volume “Santa Barvera” nel quale sul filo dei ricordi personali ha rappresentato uno spaccato degli anni della propria infanzia caratterizzata dal fenomeno doloroso dell’emigrazione. Ha partecipando, ottenendo importanti segnalazioni, a diversi premi di poesia e ha anche ricevuto proposta di pubblicazione delle sue poesie nell’Enciclopedia di Poesia Italiana edita dalla Fondazione Mario Luzi. Prossima è l’uscita di una sua nuova raccolta di versi.
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