Dal 30 novembre 2019 al 31 gennaio 2020, il MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro, diretto da Rocco Guglielmo, ospita la mostra PINO PINGITORE L’anima e la visione/1969-2019. 50 anni tra ricerca artistica e progettazione grafica.
L’esposizione presenta il percorso creativo di uno degli artisti calabresi più significativi nel panorama dell’arte contemporanea. Un artista poliedrico che in questo anno compie 50 anni di attività che lo hanno visto impegnato su due direttrici: quello della ricerca artistica e quello della progettazione grafica, discipline che, per la prima volta, vengono presentate insieme in un unico contesto espositivo. La mostra, che ha carattere retrospettivo, coinvolge due piani del museo: al primo piano trovano posto oltre 30 opere, alcune realizzate per l’occasione, che documentano un percorso artistico molto articolato e, per certi aspetti, unico nelle sue differenze che, di fatto, sottolinea una continua, incessante volontà di sperimentare.
“Pino Pingitore, scrive Giorgio Bonomi è una figura complessa nel panorama dell’arte contemporanea: infatti nel suo, ormai, lungo percorso artistico, ben cinquant’anni, ha transitato in territori pittorici certamente diversificati, a volte contrastanti ma mai contraddittori. Da una fase creativa ad un’altra, spesso Pingitore ritorna alla precedente, naturalmente senza essere mai uguale, con un itinerario che non può raffigurarsi con un cerchio in cui si parte da un punto e si ritorna sempre allo stesso, bensì dobbiamo immaginarlo come una spirale che implica sì un cammino circolare ma che non ritorna mai al punto di partenza, anzi via via si innalza, pur rivedendo il cominciamento”. Il percorso espositivo parte dall’esperienza del Gruppo Mauthausen, già ospitato al MARCA nel 2014 per il quarantennale della mostra del 1974 e si chiude con gli “Astratti fluidi”, opere che segnano il ritorno al colore e al recupero dello sfumato in chiave astratta. A tal proposito Luigi Polillo scrive: “…negli anni duemila nascono gli astrati fluidi, opere generate dalla dissoluzione di un frammento estetico “s-digitalizzato”, un’espressione artistica basata sul colore in cui la nozione di spazio è annullata dall’infinita scala cromatica legata al suo processo creativo; il contrasto voluto tra luce e oscurità non crea dissonanza, piuttosto i due elementi si completano in un armonica dualità intesa come equilibrio e simmetria di forze, un’azione sensibile e morale del colore. L’artista elabora ed amplia il “frammento digitale” riportandolo sulla tela tramite la tecnica dello sfumato … . L’opera di Pingitore si configura come una ricerca che non lascia “diritto di cittadinanza” ad una poetica chiusa in se stessa, ma si apre, nel tempo, a linguaggi diversi che costituiscono, in definitiva, la cifra stilistica dell’artista”.
Nel seminterrato trova poi spazio un’esposizione, unica nel suo genere, di lavori di progettazione grafica suddivisi per aree tematiche: si va dai marchi aziendali e non, passando per i manifesti e i decori per arrivare ai lavori di impaginazione e packaging. Così scrive Raffaele Orlando: “I pittogrammi, ritagli netti di organica riconoscibilità, si stagliano dall’immaginario scritturale dell’artista fino a divenire linguaggio autonomo. La percezione della figura avviene attraverso contrasti, per vuoti e per pieni, assenze e presenze che travalicano la realtà visiva per giungere a quella emozionale “. E ancora: “Tutto è a portata di mano e illuminato ma al contempo distante, sacralizzato da una deliberata da una oscurità primigenia. Il piacere di cogliere la maniacalità delle composizioni e l’incontro minimalista tra linee rette e curve è aumentato dal mistero di fondo del simbolismo significante. Nel packaging sublima forme arcaiche nell’usa e getta contemporaneo. Dona forme ancestrali a bottiglie d’acqua, riferimenti millenari per un prodotto plastico dalla vita breve, da riciclare. L’immagine è una chiave per la comprensione di ricordi ed emozioni sepolte”. In definitiva la ricerca, in Pingitore, non è mai un fatto acquisito e definitivo, l’operare a 360 gradi, in entrambe le discipline, lo collocano tra quella schiera di artisti che annovera figure illustri come: Franco Grignani, Fortunato Depero, Armando Testa, Franco Balan, Bruno Munari, lo stesso Tolouse Lautrec e tanti altri che non hanno mai derogato dalla loro essenza creativa. L’esposizione sarà documentata da un catalogo bilingue (italiano/inglese) di grande formato edito dalla Casa Editrice Il Rio di Mantova con testimonianze scritte oltre che dai curatori, anche dal direttore del MARCA, Rocco Guglielmo, nonché Presidente della omonima Fondazione, Sergio Abramo Presidente dalla Provincia di Catanzaro e sindaco del capoluogo, Giorgio de Finis fondatore del progetto MACRO Asilo di Roma, Raffaele Orlando articolista di Artribune e lo storico e saggista Franco Ferlaino. L’esposizione, di rilevante interesse artistico e culturale, sarà inaugurata Sabato 30 Novembre alle ore 18:30 e sarà visitabile fino al 31 Gennaio 2020.
L’anima e la visione/1969-2019. 50 anni tra ricerca artistica e progettazione grafica a cura di Giorgio Bonomi e Luigi Polillo
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