Spot antirazzisti con protagonisti giovani migranti. I video girati a Mendicino nell’ambito del progetto “L’arte di conoscersi in cantiere”

Anna Franchino

Giovani migranti protagonisti di alcuni spot antirazzisti girati a  Mendicino, sul  set cinematografico, il primo dopo il Covid, allestito nella città  delle Serre Cosentine, lavorano tecnici audio e video e professionisti del settore (dal trucco ai costumi). La regia  di Mario Massaro, sceneggiatura di Elisa Ianni Palarchio,  il cast  si avvale di attori professionisti  come Emilia Brandi, Stefania De Cola e Mirko Iaquinta che affiancano in scena i ragazzi . Il titolo degli spot è “NON FA RIDERE”. L’iniziativa segna la ripartenza in presenza del progetto “l’Arte di conoscersi in cantiere”  finanziato dal Ministero dell’Interno, con risorse del fondo Asilo Migrazione e Integrazione Fami 2014-2020, e dalla Comunità europea, progetto che ha l’obiettivo di facilitare l’integrazione dei minori non accompagnati,  realizzato dal Comune di Mendicino, soggetto beneficiario, in coprogettazione con le associazioni: PartecipaAzione onlus e Porta Cenere. Si tratta di brevi spot  – la cui attività è supportata dagli operatori di PartecipaAzione onlus- dal taglio veloce. “ Piccoli video- afferma  il regista Mario Massaro- perfetti per far leva sui social e far girare il più possibile il nostro messaggio” Abbiamo provato a riflettere su battute e luoghi comuni scomodi- aggiunge Elisa Ianni Palarchio – per capire cosa in effetti è una battuta e cosa non lo è, provando a tracciare una delicata linea di demarcazione tra il motto di spirito e certi clichè che forse sarebbe bene abbandonare definitivamente.” “La pratica – spiega -di celarsi dietro frasi del tipo “È solo una battuta, dai!” – “Si fa per ridere!”ci ha fatto perdere i confini tra la risata goliardica e l’offesa”
“Ma cosa accadrebbe se quelle battute, definite divertenti ed innocue, fossero rivolte- è la riflessione-  proprio a chi le fa? Sarebbero ancora ridicole?” “ Così- conclude Massaro –  ci buttiamo ancora una volta nel gioco della barzelletta tra bianco e nero, tra italiano e africano, da un lato convinti che della distinzione di pelle non se ne possa più, e dall’altra curiosi di vedere che effetto fa sentirsi bersaglio di dubbio umorismo.” 

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